Riecco Casadei in A, al Toro: "Serviva una squadra che credesse in me. Sull'Inter..."

Riecco Casadei in A, al Toro: "Serviva una squadra che credesse in me. Sull'Inter..."TUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 08:00Rassegna Stampa
di Daniele Najjar

Il Torino riporta in Italia Cesare Casadei, un talento puro del nostro calcio, cresciuto fra le fila delle giovanili dell'Inter e che negli ultimi anni ha giocato in Inghilterra, fra Chelsea ed i prestiti al Reading ed al Leicester. Nell'intervista concessa a La Gazzetta dello Sport, Casadei racconta le sue prime impressioni.

Casadei, quanto ci teneva a tornare in Italia?

"Assolutamente... tanto. Non vedevo l’ora. Ci provavo già da un paio di stagioni ma, per un motivo o per un altro, venivo ostacolato. Ho fatto un altro paio di annate in Inghilterra che, comunque, mi sono servite tanto. Adesso è il momento giusto per mettermi in gioco in Serie A. E ne sono felice".

Perché ha scelto il Toro?

"Perché, sin dal primo giorno, è stata la prima società che ha mostrato tantissima fiducia verso di me. A cominciare dal presidente Urbano Cairo, che voglio ringraziare perché ha permesso di esaudire il mio desiderio di tornare in Italia".

Per lei quanto è stato importante il fatto che il Toro l’abbia voluta a tutti i costi?

"È stato decisivo, molto-molto importante. È quello che mi serviva: essere in un club dove mi fanno sentire importante e nel quale io mi senta importante. Sento che posso dare un grande contributo al Toro. Arrivo da un semestre al Chelsea dove non ho giocato tanto, quindi avevo bisogno di ritrovare confidenza e fiducia. Il Toro mi ha corteggiato tanto, è stato un grande onore. Il direttore Vagnati lo sa, non ho mai avuto dubbi".

Quali le prime impressioni su mister Vanoli?

"Lunedì, alla fine del mio primo allenamento, ho fatto una bella chiacchierata con il mister. Anche lui mi mostra grande fiducia. Bello, sono felice: è stato un bell’impatto. Tra l’altro, il mister è uno dei motivi per cui sono voluto venire qua".

Come mai?

"Lo conoscevo dagli anni in cui era con Conte all’Inter. Io ero un ragazzino della Primavera, qualche volta mi allenavo in prima squadra: più o meno so cosa chiede e come vuole che si giochi".

Che ne pensa della definizione di tuttocampista?

"Mi piace, sicuramente. Rende l’idea di una bella qualità, di un pregio. Ma non voglio autodefinirmi così, lascio giudicare agli altri".

Quali sono stati i suoi modelli?

"Sono cresciuto con Kakà e Ronaldinho".

E Sergej Milinkovic Savic?

"Per caratteristiche fisiche e tecniche mi rivedo in lui, per me è stato di grande ispirazione".

Chiudiamo: qual è il suo sogno nel cassetto?

"Vincere il Mondiale con l’Italia. Quando sogno, penso in grande. Quindi, sì: il sogno è essere protagonista in un’Italia che vince il Mondiale".