E se si arrabbia anche Simone Inzaghi...
Quando c'è da criticare è giusto farlo, ed è bene che anche l'Inter ne faccia di autocritica in spogliatoio, per non ritrovarsi a maggio a chiedersi come sia stato possibile non arrivare all'obiettivo. Certo è che per l'educazione con la quale il tecnico nerazzurro Simone Inzaghi ha espresso, nel post-derby, i suoi dubbi riguardo a certe scelte arbitrali, in questo momento è difficile dargli torto ed è difficile analizzare troppo della partita.
Arrivando a dire, sempre con tono assolutamente pacato: "Ultimamente capita sempre più spesso, comincio ad arrabbiarmi".
Di analisi critiche cerchiamo di farne, ma dopo un derby con 3 pali e un rigore non dato è oggettivamente difficile soffermarcisi. Ci sarà modo di farlo, se l'Inter dovesse inciampare altre volte, ma se in quegli altri inciampi avuti è sembrato doveroso parlare anche dei limiti mostrati, in questo caso sembrerebbe una forzatura, dettata più dal fatto che il Napoli poteva scappare e che la pressione nella lotta-Scudetto è diventata enorme. La prestazione dell'Inter nel derby è stata assolutamente positiva, quasi di dominio tolte alcune chance e questa volta la sfortuna ci ha messo decisamente lo zampino. Posto che un pareggio in un derby non sia cosa da buttare alle ortiche, in generale.
Nel corso delle interviste di questi primi 6 mesi di stagione l'autocritica da parte dell'allenatore non è mancata, dall'incapacità in certe serate di chiudere partite dominate da parte dei suoi, alla necessità di non mollare nulla nella fase difensiva, perché è nel perdere certe distanze - cosa che l'anno scorso questa squadra raramente mostrava - che un'armata imperforabile è diventata, alle volte, più vulnerabile. Poi per la concentrazione e la ferocia che si sono viste soprattutto in Champions League e non sempre in campionato.
Poste tutte le scusanti del caso, come il fatto che non sia decisamente facile giocare 17 partite in 2 mesi, soprattutto con certi reparti ridotti all'osso dagli infortuni e l'impossibilità di sostituire chi si vuole e quando si vuole sul mercato. Insomma, testa bassa e lavorare è il motto, sempre difendendo i propri ragazzi di fronte alle telecamere. Però insomma, quando è troppo è troppo.
E fa bene Marotta a stemperare gli animi, anche se è comprensibile che Inzaghi stavolta metta i puntini sulle "i". Citando gli esempi di Bologna (rigore negato a Thuram) e Milan (in Supercoppa, fallo su Asllani prima del primo gol rossonero): due partite che in pochi ricorderanno per gli errori arbitrali, proprio perché alla guida dell'Inter non ci sono tecnici che fanno della polemica il proprio pane quotidiano. Inzaghi non batte i pugni, non urla, non richiama la trincea e il "noi contro tutti", al massimo mette fra le righe i propri appunti anche per il mondo arbitrale.
Non è un'usanza così comune: basti pensare ai temi del giorno del post Inter-Napoli. Var, arbitri, replay continui. E come allora diedi ragione in parte ad un concetto espresso da Conte - pur se con furbizia, magari - ora mi trovo a darla pienamente a Simone Inzaghi rafforzando quel concetto espresso allora: così il Var uccide il calcio, per come è usato e per come non sta togliendo i dubbi, ma li sta aumentando. Detto questo, è bene che l'Inter si concentri sul come correggere ciò che non va, per evitare di dare troppi alibi ad un gruppo che non ne ha bisogno e che quando non va al 1000%, non avendo in rosa Yamal e Vinicius, qualcosa lascia qua e là.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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