Lukaku squalificato un turno come i cori ricevuti: non si combatte così il razzismo
Romelu Lukaku è stato squalificato per una giornata dopo il doppio giallo rimediato all’Allianz Stadium durante Juventus-Inter. Il motivo? L’esultanza, con l’indice portato alla bocca ed un messaggio implicito: “silenzio”. E poco importa se il numero 90 aveva esultato in questa maniera anche con la sua nazionale nella gara con la Svezia e che, probabilmente, avrebbe fatto lo stesso in caso di rete tre giorni prima con la Fiorentina davanti ai suoi tifosi a San Siro. Una decisione che, eliminando il contesto, con le dovute pinze, potrebbe anche essere giusta (ma allora andrebbero punite tutte le esultanze provocatorie, come quella di Leao a Napoli). Ma in questo caso non si può prescindere da quanto stava accadendo sugli spalti contemporaneamente alla realizzazione del penalty del belga: ululati e insulti razzisti piovevano come grandine su BigRom. L’errore è proprio questo: perché ammonirlo? Anche perché ora, regolamento e comunicato alla mano, la squalifica di un turno per doppia ammonizione è giusta e soprattutto irrevocabile.
La beffa della storia è che alla fine le misure prese sono le stesse: Lukaku fermato per un turno, la “Tribuna Sud”, da dove sono partiti i cori razzisti, anche. Due dinamiche differenti, lo stesso peso. Eppure di moralismi e prese di posizione contro il razzismo ne abbiamo viste tantissime in questi due giorni. Ma questa decisione deve far riflette: sicuri che sia questo il modo per combattere un problema che è radicato nel nostro calcio e nei nostri stadi? No, il razzismo non si combatte squalificando Lukaku. Forse è il caso che la Giustizia Sportiva s’interroghi maggiormente sulla decisione presa.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
Direttore Responsabile: Lapo De Carlo
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione n. 18246
© 2024 linterista.it - Tutti i diritti riservati