Brehme, un gigante che va ricordato bene
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La morte di Andreas Brehme mi fiacca. A soli 63 anni, quando il percorso di un'esistenza è ancora molto lontano dal termine.
Lo avevamo intervistato 20 giorni fa per linterista.it
Un'icona dell'Inter anni 90 a cui ha dato spessore e sogno.
Mi è dispiaciuto sentire qualche giovane avere una reazione distante: "non ero ancora nato, era forte"?
Per dirla come Javier Marias: la morte come rappresentazione o come spettacolo di cui si dà notizia, tutte quante le storie che si raccontano o si leggono o si ascoltano percepite come teatro, c’è sempre un grado di irrealtà in ciò di cui ci informano, come se niente accadesse mai per intero, nemmeno quello che capita a noi e che non dimentichiamo. Nemmeno quello che non dimentichiamo.
Brehme è uno di quei personaggi ammantati di eternità. Non credo lo dimenticheremo, perché ha accompagnato tante adolescenze, comprese quella di un calcio al tramonto della sua ingenuità, persino un candore del quale Andreas Brehme era un perfetto interprete.
Prima di Inter-Atletico, stasera, lo saluteremo tutti con affetto
autore
Lapo De Carlo
Direttore responsabile de Linterista.it. Giornalista e direttore di Radio Nerazzurra, Giornale Radio, opinionista a Sport Mediaset e TL.
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Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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