L'isteria con le piccole cede il passo all'implacabilità. E sì, Brozo e Calha possono convivere (con profitto)
Nella prova debordante del Bentegodi gli spunti si sviluppano su più livelli. Quello più importante, però, è indubbiamente quello mentale: l'Inter, almeno in questa fase, ha saputo accantonare la propria fragilità psicologica nelle gare più scorbutiche. Quella con l'Hellas lo è stata, per i primi trenta minuti. La squadra di Inzaghi ha inseguito l'episodio, l'ha atteso con pazienza, e non si è più fermata dopo aver stappato il match. È il segnale più confortante di questa serata, perché saper veicolare nel modo giusto e senza isterismi le qualità tecniche di questa squadra contro avversari che in questa stagione hanno sempre creato grossi problemi è un passaggio fondamentale per ambire a un finale in crescendo su tutti i fronti.
Si è sbloccato Dzeko, tornato a sciorinare il repertorio di eleganza e implacabilità sottoporta. Continua a crescere Lautaro, stasera doppietta e assist per Edin. E sì, Calhanoglu e Brozovic possono coesistere, pure con profitto. Marcelo ha messo lo zampino su due gol, Hakan s'è inventato dal nulla la meraviglia che ha forse posto definitivamente fine alle velleità del Verona. Il messaggio recapitato alle dirette concorrenti per la qualificazione alla prossima Champions è inequivocabile: l'Inter intende fare sul serio, regalarsi un finale da protagonista e, perché no, cercare anche di sognare l'impossibile. Con prestazioni di questo livello, in fondo, perché non farlo?
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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