Hakimi, una partenza tanto importante quanto dolorosa. Senza di lui è un'altra storia
Il calcio è uno sport che molto spesso può essere tradotto in numeri, magari non nella partita singola, ma su un periodo più esteso questi difficilmente mentono. Achraf Hakimi per l'Inter ha significato 7 gol e 10 assist nella scorsa Serie A, un rendimento sicuramente importante e decisivo ai fini della conquista del 19° titolo della storia dei nerazzurri.
La cessione del marocchino, come noto ormai da tempo, è arrivata per motivi di bilancio, ma, se da un punto di vista economico dà un po' di sollievo alle casse del club di Zhang, dal punto di vista tecnico pesa come un macigno e sarà difficilmente digeribile anche per Simone Inzaghi che, nella sua conferenza stampa di presentazione, ha sottolineato come ne fosse al corrente, ma che al tempo stesso sia stata dolorosa.
CHE COSA CAMBIA - Il classe '98 rappresentava un'arma talmente efficace e talmente funzionale al gioco di Conte che gli avversari non sono mai riusciti a contenerlo e a prendergli le misure in un anno intero. La sua crescita dal primo giorno in cui ha messo piede a Milano è stata evidente perché è arrivato con grandissime lacune a livello difensivo e se ne è andato da calciatore completo, ancora migliorabile, ma con tantissime qualità, utili a scardinare difese chiuse e soprattutto a colpire in contropiede. I nomi per sostituirlo sono tantissimi, da Lazzari a Dumfries, passando per Zappacosta, ma la verità è che Hakimi è insostituibile e difficilmente chi verrà dopo di lui potrà ripeterne le prestazioni. Inzaghi ormai è costretto a farsene una ragione, è un allenatore capace di valorizzare al meglio le risorse a sua disposizione e questo gli è stato chiesto, ma è inevitabile che con Hakimi o senza Hakimi qualcosa cambia. Anzi, è proprio tutta un'altra storia.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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