Stabile: "Un sogno allenarsi con Barella e Dimarco. Il debutto? Inzaghi mi chiese scusa perché..."
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Giacomo Stabile continua a raccontarsi ai microfoni di Cronache di Spogliatoio, tornando sui suoi primi passi nella prima squadra dell'Inter. Di seguito le parole del giovane difensore centrale, ora in prestito all'Alcione in Serie C: "Il ritiro con la prima squadra è stato inaspettato. Ero in vacanza con un mio compagno, ci squilla il telefono nello stesso momento: "Andrete ad allenarvi con mister Inzaghi". Dopo la prima settimana molti miei compagni sono tornati in Primavera. A inizio ritiro avevamo dato al team manager il nostro passaporto, riceverlo indietro significava dover lasciare la prima squadra. Il mio non tornava mai e sono andato a chiederlo: "No, tu vieni in Giappone con noi". Non ci ho capito più niente".
Il centrale è approdato così in tournée coi grandi, facendo anche il suo debutto. Una prima in nerazzurro tutt'altro che semplice, come racconta lui stesso: " Immaginate di passare venti giorni coi vostri idoli, quasi non me ne rendevo conto. Ogni giorno vedevi giocate folli. Barella sembrava più forte quando giocava al volo, piuttosto che rasoterra. Poi vabbé, il controllo di Dimarco, impressionante. Lì è arrivato il mio esordio contro il Salisburgo. Durata? 9 secondi. Dovevamo entrare io e Stankovic, il mister lo ha chiamato e io sono rimasto a scaldarmi. Durante il recupero si gira verso di me: era così dentro la partita, che si era dimenticato di farmi entrare. Mi chiese scusa. La partita dopo ho fatto gol contro l'Egnatia: se prima non ci capivo nulla, in quel momento ero proprio spaesato. Lo si vede anche dal video: mi guardo intorno per capire cosa stia succedendo".
Stabile, tifoso nerazzurro da sempre, racconta così le emozioni della Supercoppa e del suo arrivo a Milano: "L'apice del non-sense è arrivato a Riyad, quando sono andato con loro per la Supercoppa vinta contro il Napoli. All'inizio ero pure dispiaciuto, mi era arrivata la prima convocazione in Nazionale e non ero potuto andare. Bastoni mi ha detto: "Male che vada, torni a casa con un trofeo in più". Direi che aveva ragione, non mi è andata proprio male. Allenarsi insieme alla prima squadra è bellissimo: vivi un mondo che non ha niente a che fare con la vita reale, ma sul momento ti sembra la normalità. Io sono pazzo dell'Inter. Sono arrivato quando avevo dieci anni e in famiglia siamo tutti tifosi nerazurri. Non voglio cadere nelle banalità, ma giocare per la tua squadra del cuore è qualcosa di indescrivibile. Il mio arrivo è stato sorprendente. Ero un bambino, mi allenavo un giorno a settimana coi ragazzini dell'Inter e il weekend facevamo le amichevoli. Alla fine dell'anno sono andati dai miei genitori dicendogli: "Benvenuti all'Inter". Ero felciissimo".
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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