Il disastro annunciato e il fatal asterisco. Il campo e il calcio (vero) non perdonano mai
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A volte la schizzofrenia dei giudizi rischia di creare vortici e spirali inutili, che di negativo hanno ben altro rispetto alla singola sentenza. Ci sarebbero troppe distinzioni da fare dopo un risultato simile, ma a livello deontologico meglio pensare soltanto ai fatti, senza mettere ulteirore carne al fuoco. E i fatti parlano chiaro: l'Inter ha perso 3-0 contro la Fiorentina in un recupero, l'ennesimo, che rischia di essere fatale per la corsa Scudetto. Lo era stato Bologna tre anni fa, può diventarlo anche quest'anno.
Ci sono diversi però. La sconfitta nerazzurra non può essere di certo una fatalità. Magari l'Inter si riprenderà subito e vincerà lo scudetto, ma è inutile negarlo, l'aria è differente rispetto al passato e determinate scelte pesano parecchio nella gestione. Negli sport di squadra, dove i risultati hanno inevitabilmente la precedenza, programmazione e instant team rappresentano due strade dello stesso percorso da affrontare con pro e contro. Peccato però che le sbavature sono sempre le stesse e determinate società (non solo l'Inter) dovrebbero pensare più a lungo termine per uscire da una spirale negativa in cui affonda tutto il calcio.
Poi c'è la tifoseria, ma non solo quella da stadio. Si potrebbero intraprendere inutili battaglie personali, per far sfogare egocentrismi nascosti o per nutrire l'ego col classico "ve l'avevo detto", ma non è così che si fa informazione. L'Inter ha perso un'altra partita, pesante per l'animo e per il morale, chissà se ci sarà l'opportunità per rimediare. Quel che è certo è che sarà necessario intervenire sul mercato in maniera pesante (via tutti gli scontenti) e pensante, lasciando da parte i parametri zero e determinate scelte. Poi bisognerebbe anche fare chiarezza su tutte le strategie, senza dare in pasto troppe nozioni che spesso vengono travisate.
Ci sarà qualcuno che dopo parole simili penserà che qualcuno non aspettava l'ora di sparlare dell'Inter, ma spesso il voler essere tifosi quando si ricopre un ruolo di un certo spessore in cui il dovere è quello di informare, al di là di isterie collettive e superficialità varie, rischia di far perdere la lucidità necessaria per mantenere la barra dritta. Parole al vento e che qualcuno potrebbe mal interpretare, ma il calcio si sa, ha forse un unico grosso pregio: parlano i fatti, parla pure il campo. Il pallone invece è tremendo. E fa chiacchierare un po' tutti.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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