Esclusiva

L'ex ds dell'Ascoli Lovato: "Frattesi un piccolo Vidal. Dimarco? Fra i top 3 al mondo"

L'ex ds dell'Ascoli Lovato: "Frattesi un piccolo Vidal. Dimarco? Fra i top 3 al mondo"TUTTOmercatoWEB.com
mercoledì 12 giugno 2024, 21:30News
di Daniele Najjar

Un sospiro di sollievo in casa Italia: Frattesi sta bene ed è rientrato in gruppo. Ci sarà anche lui dunque all'esordio degli azzurri, sabato contro l'Albania. 

Chi di questa Nazionale conosce molto bene sia il centrocampista nerazzurro che il suo compagno di club Federico Dimarco è Gianni Lovato, ex dirigente di Ascoli e Lugano: intervenuto in esclusiva per la redazione de L'Interista, ci ha parlato della loro crescita e di quando li vide in azione nelle Marche.

Quanto è importante che Frattesi non abbia nulla di rilevante e che ci sarà all'esordio dell'Italia?

"Molto, lui è un giocatore che non ha un omologo nell'ambito della nostra rosa. Perché abbina forza, mentalità, ha capacità di inserimento e soprattutto di segnare. Sono caratteristiche che messe tutte assieme sono rare e fanno di lui un grande giocatore. Se adesso dovessi fare un accostamento...".

A chi lo paragonerebbe?

"Mi può venire in mente il Vidal della situazione: stiamo parlando di giocatori che fanno bene entrambe le fasi, forse Arturo era un pizzico più difensivo, ma comunque anche Fratesi nella fase di non possesso fa il suo. Hanno questa capacità di fare tutto al meglio e di segnare. Perché poi si può fare tanta filosofia, ma le partite si vincono facendo gol e lui è uno di quei centrocampisti che a fine stagione il suo apporto te lo da".

Com'era ad Ascoli?

"Da quel punto di vista i gol paradossalmente non li fece, ma è una cosa abbastanza curiosa, perché fra pali, tiri fuori di un nulla, succedeva sempre di tutto con lui (ride, n.d.r.). Mi ricordo che a fine a fine stagione aveva segnato un gran gol nel Mondiale Under 20 contro il Messico. Gli mandai un messaggio...".

Cosa gli scrisse?

"Gran gol Davide, mi ricorda quello che con noi hai segnato contro... E non aggiunsi nulla perché non ne aveva fatto uno (ride n.d.r.)". 

Inserimenti e gol i pregi maggiori. Per arrivare alla titolarità indiscussa con Italia ed Inter, cosa gli manca?

"Secondo me non gli manca proprio nulla. Recentemente dei nostri colleghi alla radio discutevano dopo una partita sul fatto che non fosse ancora completamente maturo. Secondo me un ragazzo che gioca nell'Inter, in Nazionale, che segna, è decisivo, si mette a disposizione, vuol dire che già è un giocatore fatto e finito. Poi ci sono le caratteristiche chiaramente".

Ci spieghi.

"C'è il giocatore che magari è più concentrato e più attento alle letture tattiche, però magari che non ha quella forza, quella capacità di inserimento che ha lui. E' chiaro che se se migliora anche da questi punti di vista diventa ancora più forte. Ma per me va già più che bene come così com'è. Sia per l'Inter che per la Nazionale.

Comunque l'indole offensiva la mostrava già ad Ascoli?

"La cosa che mostrava già da giovanissimo era la forza, perché era veramente devastante, da giocatore importante. E da giocatore che non si accontenta, che vuole sempre di più, che se per caso sta fuori - ed era capitato qualche volta - faveva i musi lunghi perché ci teneva tanto. Si abusa del termine "dna", ma lui aveva quello del giocatore importante".

Dimarco invece? Si è convinto nel tempo di quello che poteva fare?

"Quando è arrivato da noi era veramente molto giovane, stiamo parlando di un '97, era la stagione 2015-2016: un ragazzino. Arrivato poi a metà stagione. Fu una cosa a colpirmi di lui".

Quale?

"Arrivò in corsa, in un contesto di gente tutta di età superiore alla sua, noi avevamo già fatto l'acquisto di Jankto dall'Udinese in quella zona, e lui era al suo primo anno fuori dal mondo giovanile. Insomma in teoria non era nemmeno così facile trovare degli spazi, ma ne trovò eccome".

Com'era fuori dal campo?

"Un pizzico meno esuberante di oggi, che lo vedo prima linea anche le festeggiamenti, allora era un po' più sulle sue forse. Ma si vedeva anche per lui che era un giocatore di prospettive molto importanti. Poi dico una cosa sul suo conto".

Prego.

"Va molto in voga nel nostro calcio il concetto di fisicità che è sicuramente importante, ci mancherebbe. Per lui si parlava spesso di questo aspetto. Insomma, ha dimostrato che con determinate qualità si possa sopperire... Nell'altra fascia non è che Dani Alves fosse così alto d'altronde...".

Lo considera tra i migliori 3 nel suo ruolo?

"Assolutamente sì. La definizione di fuoriclasse spesso viene riconosciuta ai giocatori che magari operano in altre zone di campo, come per i trequartisti o comunque gli attaccanti, però se parliamo di quinti o comunque di esterni lui ha tutto per essere definito così. Poi ovvio che può fare sbavature come in ultima partita, ma capitano a tutti. In una squadra come l'Inter, con tanti giocatori di alto livello, lui fa la differenza, basta questo".