L’Inter, gli osservatori esterni e “la percezione”
C’è questo tizio su X molto quotato che fa le analisi delle partite (@blayasensat). È spagnoleggiante, non italiano, e quindi a prova di puttanate tipo “in Italia i media sono asserviti al neroblu!”.
Scrive così: “L'Inter di Simone Inzaghi cambia le regole del gioco. È una delle squadre più stimolanti al mondo, soprattutto per quello che fanno i suoi centrali difensivi”. Quindi sviscera in lungo e in largo City-Inter di qualche settimana fa. Il succo è: “Orcamiseria quanto è bella l’Inter”. Come lui, altri analisti inglesi, tedeschi e così via (ce ne sono parecchi, basta una semplice ricerca).
Ieri, invece, ha parlato Cesc Fabregas, tecnico del Como ed ex centrocampista tra quelli che hanno fatto la storia del calcio (è un dato di fatto). Dice così: “Guardando ai miei colleghi e a modelli ai quali ispirarmi, mi colpisce Simone Inzaghi, che col suo 3-5-2 e tutti quei movimenti riesce a dare vita ad un’anarchia incredibile, rendendola attuabile con un grande lavoro”. E, insomma, omaggia il collega con un notevole e affatto forzato apprezzamento.
Tutto questo per dire cosa? Questo.
Da qualche tempo l’Inter ha abituato molto bene i suoi tifosi e, in generale, un po’ tutti gli osservatori. Gioca a un livello che in nerazzurro si era visto raramente. Forse mai.
Questa cosa ha portato a considerare normale tutto quello che vediamo da un paio di stagioni, al punto che ormai ci si è quasi assuefatti al “bel calcio”: si pretende sempre la semi-perfezione e se per caso qualcosa non va (oh, succede…), ci si incazza come bisce e si perde di vista l’insieme.
L’insieme nerazzurro è una cosa “rara”, messa bene in risalto da osservatori esterni come Fabregas, che contrastano certe minchiate promosse dai “sempre insoddisfatti” o dai professionisti della polemica artefatta, ovvero coloro che confidano nel mezzo inciampo (basta anche solo un pareggio!) per buttarla in vacca.
L’Inter sta facendo cose grosse, un giorno ce ne renderemo conto e diremo “minchia, ti ricordi come giocava quella squadra là?”.
Oh, speriamo capito il più tardi possibile e, nel frattempo, godiamoci la bellezza:
- Quella di una squadra che è tutto tranne che appagata.
- Quella di un gruppo che è solido nei rapporti personali prima ancora che in quelli “di campo” (vedi interviste a Sommer e Barella).
- Quello di un insieme che ci ha abituato davvero bene, ché un tempo neanche troppo lontano finivamo sbertucciati per mancanza di organizzazione e assenza totale di comunicazione mentre, ora, veniamo presi ad esempio.
È finita la pausa (era ora), ci attendono in campo a Roma (partita difficile come poche), torneremo a gioire o a mozzicarci le labbra per un gol di troppo incassato (speriamo abbiano sistemato gli incastri in fase difensiva). In ogni caso non fatevi fregare da chi dice “c’è il rischio che questi si sentano appagati” perché è una cazzata micidiale.
L’Inter è nel mezzo di un’evoluzione tecnico-tattica che è tutto tranne che giunta a conclusione, sorprende a ogni latitudine anche e soprattutto tra coloro che non si cibano di nerazzurro: sarebbe stupido rendersene conto solo nel futuro, godiamocela il più possibile nel presente.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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