Alla ricerca del mix perfetto. Proprietà e dirigenza nerazzurra sulla stessa lunghezza d'onda
Potete dire o pensare quel che vi pare ma l’Inter, nei prossimi mercati, si muoverà con le stesse finalità di queste ultime stagioni: continuare a mantenere una rosa competitiva e, contemporaneamente, cercare di rinnovarsi. Il tutto partendo da un presupposto, quello portato avanti da Marotta, Ausilio e Baccin: largo ai giovani, perfetto, purché accompagnati da qualche “grande vecchio” che ne segua evoluzione e maturazione. Non stiamo parlando della stessa cosa raccontandola con termini differenti: l’evoluzione è più tecnica, la maturazione decisamente mentale. Passi importanti nella crescita di un calciatore. E, quando i due passi coincidono beh, allora avremo giocatori pronti ad affrontare qualunque sfida con il giusto atteggiamento. Perché da sempre il mix perfetto vuole che, accanto a giovanotti di belle o bellissime speranze, dipende, ci siano compagni navigati, neanche poco.
In quest’ottica si devono leggere i rinnovi di Acerbi, Darmian e Mkhitaryan: tre figure di riferimento, leader in campo e fuori, rispettati e amati dall’intero spogliatoio, pronti a far crescere nuove leve, il futuro che verrà. O, perlomeno, questa è la mia personalissima opinione. Prolungamenti di contratto utili in primo luogo alla squadra, al domani dell’Effecì Internazionale: Acerbi sta vivendo annate straordinarie, generale comandante del pacchetto difensivo nerazzurro che nemmeno Massimo Decimo Meridio. Duro, arcigno, tosto, cattivo sportivamente quanto serve per annullare centravanti avversari sulla carta grandi, grossi e cattivi. Sulla carta. Perché poi, una volta in campo, il centrale interista li annulla e cancella dal campo, poco importa se si chiamano Haaland o Lukaku. Anzi, più che poco, diciamo nulla.
Teo è inossidabile: corre come un treno sulla fascia destra senza disdegnare le necessità del gruppo. E dunque, quando serve, si sposta anche a sinistra o scala nel pacchetto dei tre centrali. Non importa se il giorno dopo i media non lo esalteranno come merita, magari assegnandogli una sufficienza stiracchiata: lui sa di aver fatto quanto gli ha chiesto Simone Inzaghi - parleremo anche del giovanotto prossimamente – senza essersi minimamente risparmiato. Lo sa lui, lo sappiamo noi tifosi.
Enrico è pazzesco. Pazzesco è il termine che meglio riflette le prestazioni del tuttocampista armeno, campione fuori dal campo prima ancora che sul rettangolo verde. Forse questa stagione l’ha iniziata con qualche titubanza ma, poco per volta, sta ritrovando passo e tempi delle belle giornate. Uno come lui io lo vorrei sempre nella mia squadra. Sempre, lo sottolineo una seconda volta. E, dovesse servire, anche una terza.
Insomma, nonostante qualche genio del calcio pensi a Marotta come al presidente senza poteri, questa è la migliore letta negli ultimi mesi, dirigenti e proprietà nerazzurra vanno a braccetto, di comune accordo. Quindi sì, qualche parametro zero aspettatevelo. Anzi, aspettiamocelo. Mix che vince difficilmente si cambia.
Alla prossima, avanti l’Effecì.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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