Grande mentalità contro il Napoli, manca cattiveria e un rigore
Alla fine l’ha vinta Antonio Conte che è venuto a Milano a fare esattamente la partita che voleva, concedendo il meno possibile, difendendo duro uomo su uomo a tutto campo, e con l’obiettivo di tornare a Napoli indenne e magari sfiorare il colpaccio, così come stava succedendo in casa della Juventus. L’Inter però ha avuto la mentalità di ribellarsi all’inerzia e al destino: un Primo Tempo pari e che era finito dal lato del Napoli per un errore su calcio piazzato, è stato raddrizzato sì con un eurogol di Calhanoglu, ma conseguente alla pressione aumentata dell’Inter. E poi soprattutto il Secondo Tempo, dominato per mezz’ora sul piano del gioco e delle occasioni, dove l’Inter ha dimostrato di non accomodarsi sul primo non prenderle, ma di essere allì’altezza di chi vuole vincere e si vuole appropriare della partita, onorando lo scudetto sul petto ma soprattutto rispettando la propria natura di squadra che vuole imporre il proprio gioco. Sapeva benissimo Antonio Conte quanto fosse pericoloso, per questo ha pensato a chiudere i boccaporti e portare in rada la nave.
E allora com’è che l’Inter non ha vinto? Beh, primo perché ci sono anche gli avversari, e in una partita così intensa atleticamente e tatticamente, può succedere di finire pari e patta anche se meriti di più. Contano i dettagli, e alla lunga lo sforzo psicofisico contro l’Arsenal ha esaurito la brillantezza.
Ma non ci sono scuse, al massimo contestualizzazioni.
Una cosa che l’Inter si può rimproverare è stata sicuramente la mancanza di cattiveria: non tesaurizzare quella mezz’ora di dominanza, non avere il cinismo di strozzare il Napoli quando soffriva sotto il tallone della pressione, non dare l’accelerata decisiva.
Più nello specifico, l’Inter che gioca bene a volte pretende di voler fare la giocata troppo bene, rifinendo ancora e ancora l’ultimo passaggio, ma perdendo così l’attimo in cui gli avversari sono presi di sorpresa e dandogli il tempo di ricomporsi. E forse questa è la cosa che più di tutte deve correggere.
E poi manca un’altra cosa. Un rigore assurdo non assegnato per fallo di mano di Olivera in corsa con Lautaro. Non c’è nulla da discutere, né protocollo né santi, perché è proprio il caso in cui il Var non può intervenire. Conte giustamente dal suo punto di vista può protestare, ma in verità il rigore su Dumfries non è un rigorino ma rigore, perché semplicemente Anguissa nel tentativo di difendere il pallone prende il dorso del piede di Dumfries con la sua scarpa. Dunque rigore.
E invece il fallo di mano di Olivera incredibilmente è scappato ad arbitro, a Var, e stranamente alle discussioni post-partita.
Mano di Olivera che allontana il pallone, zero da obiettare. Alla fine è l’unica cosa, clamorosa, che manca dal punto di vista arbitrale.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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