La "vera" Inter c'è già o deve ancora arrivare?

La "vera" Inter c'è già o deve ancora arrivare?TUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:00Editoriale
di Lapo De Carlo

Difficile ma non impossibile decifrare la stagione di una squadra dopo nove partite ufficiali disputate e una serie di indicazioni contraddittorie, dai risultati confortanti a cedimenti strutturali di qualche giocatore.

Abituati come siamo da qualche anno a registrare un’eccellenza che convince tanti a ritenere l'Inter una corazzata quasi indistruttibile, stupisce i meno attenti  quando mostra la sua vulnerabilità.

Il dato che in questo inizio stagione ha preoccupato uniformemente l'ambiente e i critici riguarda la difesa, al netto dei tanti gol presi, quasi tutti per distrazioni inusuali e, per questo, portatrici di più spiegazioni.
Nello specifico: Sommer, dopo un paio di indecisioni a inizio stagione, è tornato a garantire un buon rendimento e ha rinnovato un altro anno, forse anche per fare da chioccia a Martinez, il quale però non sta mai giocando e dunque non c’è modo di valutarlo.
Su questo Inzaghi è piuttosto rigido.
Stesso discorso per Palacios. L’argentino è stato inghiottito dalla Pinetina e su di lui sono spuntate delle voci di prestito.
Acerbi quest’anno è più in difficoltà ma nelle partite importanti è il giocatore più affidabile, De Vrij tende a rallentare i movimenti, mentre Bastoni va in crescendo e Bisseck alterna buone sensazioni a passaggi a vuoto costati due gol (col Genoa la responsabilità era decisamente più di Sommer). Darmian mantiene un buon rendimento, mentre Pavard ha qualcosa che non va e non viene più nemmeno convocato dalla Nazionale.



La domanda che dà però origine al titolo di questo editoriale riguarda il rendimento non ancora travolgente.
Se si guarda solo al risultato non si ambisce a decrittare limiti e potenzialità dell'anno corrente.


Rivisitiamo rapidamente le partite fin qui disputate per comprendere meglio:
in Genoa-Inter la squadra di Inzaghi ha espresso un dominio territoriale poco efficace.
Due gol presi e due subiti, in circostanze che si sono rivelate lontane dalla casualità.  
Si è data la colpa al mese d'agosto, a un pizzico di imborghesimento e ruggine da smaltire.
In Inter-Lecce l’ha sbloccata subito Darmian ma l'Inter l’ha amministrata troppo a lungo, tenendo in partita il Lecce e chiudendola finalmente a venti minuti dalla fine con Calhanoglu.
Era una formazione ancora imballata ma rassicurante. Mancava brillantezza ma i meccanismi di gioco sembravano garantiti.
I dubbi venivano fugati del tutto nei travolgenti 90 minuti successivi, quelli che vedevano l'Inter passeggiare su una derelitta Atalanta con ben 4 gol.  
Quando ci si è accomodati sulla poltrona, pronti ad assistere a Monza-Inter, consapevoli che la sfida col City pochi giorni più tardi avrebbe costretto Inzaghi al turn over e ad una minore esuberanza atletica, non ci aspettava comunque di trovarsi sotto di un gol, a pochi minuti dal termine.
Un’altra disattenzione difensiva e frittata fatta, sconfitta vicina ma pareggio meritato grazie a Dumfries, al culmine di un assalto ben congegnato. Partita però molto deludente e altri punti persi contro una formazione con cui la vittoria sembrava quasi obbligatoria.
Passati tre giorni l’Inter, in casa del City, ha dato vita ad una prestazione magnifica, contro la squadra di Guardiola, la quale fino ad allora aveva sempre rullato le squadre ospiti.
E’ una sfida che ha dato la netta sensazione di quanto il livello del club si fosse alzato, solo che il derby ha riportato tutti violentemente sulla terra. Priva di energie nervose, abulica, lontanissima dalla squadra vista al Manchester Stadium (Etihad) tre giorni prima.
Da quel momento tre vittorie consecutive più che confortanti, a Udine e contro Stella Rossa e Torino, anche se in due delle quali l’Inter ha preso quattro gol nati da ulteriori svagatezze.

Rileggendo le sfide sin qui disputate, è difficile pensare che si possa rivedere lo stesso cammino dell’anno prima, perché il coefficiente di difficoltà e aumentato, tanto quanto il numero delle partite da giocare, quelle che l’avversario principale, il Napoli, non deve affrontare.
Forse dovremo abituarci a vedere un Inter a due marce, costretta a distribuire forze e concentrazione, come quando giocherà in quattro giorni contro Arsenal e Napoli, dove Inzaghi sarà costretto a fare scelte anche rischiose per tenere un livello alto in entrambe le sfide. Sul club pende la spada di Damocle di un giudizio legato alla vicenda Ultras che potrebbe arrivare intorno ad aprile 2025 e condizionare il rendimento della squadra.
L’Inter in questi anni si è abituata a nuotare in ogni condizione e a vincere comunque.
Ci si aspetta altrettanto anche in questo caso.