In attesa del calcio giocato sorbiamoci le boiate da sosta: un classico tutto italiano
L’Italia è l’unico Paese al Mondo in cui il calcio parlato viene di gran lunga prima di quello giocato e lo dico a ragion veduta, visto che sono appena tornato da Londra, dove gli inglesi erano furenti per aver perso a Wembley contro la Grecia in Nations League. Avendo molti amici che vivono là da decenni, mi sono visto Inghilterra-Grecia 1-2 con loro, ascoltando i loro commenti. Badate bene, non è che là non esista il calcio parlato, ma si privilegia, a differenza che da noi, quello che si è visto in campo: le critiche al CT Lee Carsley per aver adottato un modulo confusionario sono state assai dure, anche per la paura che la ‘cugina’ Irlanda possa bagnar il naso alla ‘perfida Albione’ nel girone. Ma ho comunque parlato parecchio di pallone, perché chi ha ‘cultura’ british non si sognerebbe mai di perdere le giornate a discutere di robe di extra-calcio, come avviene qui. Infatti non vedo l’ora che riprenda il campionato proprio per smetterla con le amenità tutte italiote, tipiche di ogni sosta, con i media, mi ci metto pure io, che per grattare la pancia ai tifosi nostrani, il calcio giocato lo relegano sempre in secondo piano.
A me per esempio piacerebbe parlare del tanto bistrattato Arnautovic che in Nazionale ha appena segnato una doppietta, il primo gol stupendo e il secondo su rigore, nel 5-1 dell’Austria sulla Norvegia di Haaland, che proprio non si è visto. Marko, con 39 gol in 120 partite internazionali, ora è solo a 5 gol da Toni Polster, il miglior marcatore austriaco di tutti i tempi. Ma a chi interessa qui il calcio giocato? Qui non si vede l’ora di tornare a contestare Arnautovic o a far passare l’Inter come una squadra di vecchi decrepiti, gli stessi che solo 5 mesi fa hanno stravinto il Campionato. Come se Marotta e Ausilio non fossero già al lavoro per ringiovanire la squadra, a cominciare da 37enni come Mkhitaryan o Acerbi. Tranquilli, che i consigli di Mercato dei vari poltronisti proprio non servono, visto che Palacios e prima di lui Buchanan e Bisseck sono solo i battistrada del nuovo corso. Eppure, a sentir certi soloni a corto di argomenti, pare che solo all’Inter in 5 mesi si possa rincoglionire: parleranno per esperienza diretta!
Altra boiata di cui si è cianciato in settimana è la tensione, alta o presunta non si è ancora capito, tra il CT Luciano Spalletti e l’allenatore dell’Inter Simone Inzaghi, che personalmente reputo entrambi bravissimi. Il tutto nato da una frase buttata lì dal CT circa l’opportunità di rispondere al telefono agli ultras. A parte che circolano video sullo stesso Spalletti che a Napoli incontrava persone travisate o teneva addirittura comizi agli ultras, ma si sa che a Lucianone ogni tanto in conferenza-stampa slitta la frizione. Insomma, Simone Inzaghi l’uscita del CT l’avrebbe presa come un attacco personale, mentre Spalletti ha poi ribadito che parlava per linee generali.
E’ stato solo un equivoco? Si saranno chiariti al telefono? Se si, meglio, altrimenti fatti loro. Insomma, fermo restando l’enorme disgusto che ogni persona civile prova su una vicenda penale, che purtroppo per quieto vivere di chiunque, le Istituzioni prima dei Club, ha avvelenato il pallone, io ho ben altri pensieri. Con buona pace degli imbecilli di qualunque fede incapaci di togliersi la maglia persino sui fattacci di cronaca nera, con 12 calciatori interisti ancora in giro per il mondo con le rispettive Nazionali, io spero solo che nessuno di loro si faccia male e che rientrino tutti sani alla Pinetina.
Ad attenderli c’è un vero tour de force, a cominciare da Roma-Inter. Calcio giocato, appunto.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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