Caicedo: "Inzaghi sa tutto di calcio, con me aveva un rituale. La Juve? Condiziona gli arbitri"
Nel suo intervento ai microfoni di Fanpage, Felipe Caicedo ricorda così i suoi trascorsi con Simone Inzaghi: "Il mister era un po' scaramantico, doveva buttarmi in campo sempre allo stesso tempo ripetendo sempre la stessa cosa, come un rituale. Lui era ed è molto particolare, ma gli andava per fortuna sempre bene e abbiamo vinto parecchio. La Lazio? Un'esperienza meravigliosa. Solo il primo anno è stato di adattamento in una piazza calda, non semplice, passionale, però poi tutto è migliorato e sono stato benissimo. Stiamo parlando di una squadra che mi ha fatto diventare uomo in tutti gli aspetti e ho solo ricordi importanti in biancoceleste".
Quando ti capita all'estero di spiegare la rivalità tra Lazio e Roma come fanno a capire da che parte stai?
"Glielo faccio capire dicendo che la Lazio è la prima squadra della capitale, la squadra più forte di Roma con i tifosi più belli di Roma. Il tifo organizzato della Lazio è bellissimo. Ho giocato in tantissime squadre ma quello che fa la Curva Nord tra coreografie e striscioni non l'avevo mai visto prima. È una cosa bellissima".
Cosa ti hanno detto quando ha giocato il primo derby?
"Mi dissero che quei derby andavano vissuti come se fosse l'unica partita che conta. A Roma è così, devi vincere il derby altrimenti non va bene".
Che tipo di presidente è Lotito, ci racconti un aneddoto?
"È un grande uomo, una persona per bene. Mi ha dato una grande mano quando ero alla Lazio. Lui con me è stato generoso, mi ha anche parlato tanto quando le cose non andavano benissimo".
Ti piace tanto postare su X. Come gestisci le varie risposte dei tifosi?
"Io rido quando leggo le risposte, sono da sempre dell'idea che bisogna rispondere a tutti, poi lo sfottò ci sta ma tutto finisce lì. Cerco di essere comunque attivo, di interagire, perché in qualsiasi modo noi calciatori siamo un punto di riferimento per loro".
Simone Inzaghi ha stravinto contro una squadra in forma come Lazio di Baroni eppure Cassano ha detto che è scarso.
"Se lo dice lui magari ha la sua motivazione ed esperienza, ma non può dire che è scarso. Puoi dire qualsiasi cosa ma non che è scarso".
Ma è davvero così bravo Inzaghi?
"Simone vive il calcio come nessuno e sa di tattica più di tutti gli allenatori che ho avuto. Facendo un calcio semplice, ti fa stare bene, ti fa sentire importante. Questa è la cosa più difficile nel calcio attuale. È un passionale, ti fa capire subito che lui vive per il calcio, lo ama e vuole vincere".
Ci racconti un aneddoto che lo riguarda?
"Dal primo giorno l'ho visto litigare con Felipe Anderson. Litigò con lui perché non gli era piaciuto l'atteggiamento di Felipe. Dopo 5 minuti fu tutto risate e abbracci, è così. Lui ti fa capire da subito che devi vincere e dare tutto, facendoti sentire coinvolto. In quel senso è il numero uno".
Hai mai avuto incomprensioni con lui?
"Solo un paio di volte. Ricordo che a Milano in un'occasione era arrabbiato con tutti. Ma alla Lazio eravamo una famiglia, si litigava ma dopo 10-15 minuti si finiva di nuovo tutti insieme. La forza di Simo è che tutti devono andare nella stessa direzione".
Ti meraviglia il suo cammino all'Inter?
"È un allenatore fortissimo, poi all'Inter è vero che sono tutti fenomeni in ogni reparto, ma si vede il lavoro che sta facendo. L'Inter gioca a memoria non per caso. Il segreto è avere un allenatore e uno staff che vivono per il calcio e per far giocare bene i ragazzi".
Sei stato durissimo contro la Juventus qualche mese fa, perché?
"Quando hanno affrontato la Lazio è stata una cosa imbarazzante, non si può giocare così. La Juve è una squadra che condiziona tanto gli arbitri. Vanno in confusione perché è una squadra così importante sul piano mediatico finisce per condizionare. In quella gara ho visto un arbitraggio che non mi è piaciuto".
Lo percepivi anche da giocatore?
"Sì sicuro, sempre. Era un po' più complicato giocare lì. Noi lo sentivamo, poi ognuno ha le sue sensazioni, ma è una squadra che da tradizione ha dei meccanismi che possono condizionare".
Perché non è andata bene l'esperienza all’Inter?
"Sono arrivato già male perché non giocavo da tempo. Mi sono allenato ma all'Inter non hai tempo, avevano quattro attaccanti più forti di me e tornare nella dinamica di gruppo è stato un po' difficile".
Secondo te è vero che il Covid ha tolto alla Lazio uno Scudetto che poteva vincere?
"Sì, perché eravamo una squadra forte, con una mentalità vincente. La mia sensazione era quella che senza il Covid saremmo arrivati fino in fondo per poter vincere lo Scudetto. Le altre non stavano benissimo, noi eravamo più forti".
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