Più felice della vittoria di Roma che in ansia per gli infortuni

Più felice della vittoria di Roma che in ansia per gli infortuniTUTTOmercatoWEB.com
Ieri alle 23:56Editoriale
di Gian Luca Rossi

Se questo campionato dovesse finire ancora bene e per bene intendo con lo Scudetto, perché per noi interisti, diversamente da altri, l’unico bene è vincere, altro che piazzarsi, il successo all’Olimpico sulla Roma sarà ricordato come il primo snodo fondamentale. Ho scritto fondamentale, non decisivo, perché alla giornata numero 8 di compiuto non c’è nulla.
Ma a differenza dei beccamorti che frignano per gli infortuni, tema senz’altro importante ma non esclusivo dell’Inter, nel day after io sono contentissimo per la pesantissima vittoria.
Spiego in breve: l’Inter schiacciasassi dell’anno scorso sapevo fin dal principio che non l’avrei rivista quest’anno e al momento, per un sacco di ragioni che ho già spiegato alla nausea, so che non la rivedrò certamente a breve. Più avanti, mai dire mai.
A Roma, scontro diretto in trasferta, è bene ricordarlo, l’Inter scendeva in campo nelle peggiori condizioni psico-fisiche possibili: gran parte dei calciatori rientrati dalla sosta in condizioni non ottimali, Dimarco in primis, per uso prolungato dalle rispettive Nazionali e la pressione data dai risultati dei 3 competitors, tutti vittoriosi.
Eppure l’Inter ha saputo vincere una gara durissima di misura e con clean sheet sbloccandola addirittura con il suo uomo più stanco, capitan Lautaro Martinez, rientrato per ultimo dall’Argentina.
So di confrontarmi spesso con gente abituata a giocare alla playstation, dove l’unico rischio che si corre è al tunnel carpale, ma chi attacca il cervello prima delle dita riuscirà a capire che l’allarme lanciato dal Presidente Marotta sulle gare troppo ravvicinate proprio pochi minuti prima del calcio di inizio all’Olimpico non era causale. Anzi è stato persino profetico, perché a memoria non ricordo due calciatori, nell’occasione Acerbi e Çalhanoğlu, fuori combattimento già prima della mezz’ora.
Eppure affrontare la Roma con la formazione titolare era inevitabile dopo i risultati delle altre, perché il rischio di perdere terreno, dal Napoli soprattutto, era evidente. Così Simone Inzaghi ha dovuto giocarsi due slot su tre per le sostituzioni e optare per un triplice cambio nell’ultimo, senza neppure poterci riflettere.


Com’è stato saggio utilizzare Correa che non è in lista Champions e tenere a completo riposo Taremi e Arnautovic, entrambi a loro volta spremuti dalle rispettive Nazionali e che a Berna contro lo Young Boys magari saranno titolari per consentire a Lautaro e Thuram di arrivare più riposati possibile a Inter-Juventus di domenica prossima.
D'altronde se qualcuno ragionasse e conoscesse i ritmi odierni delle squadre di calcio troverebbe tutto molto logico: rientrati da Roma nella notte, il lunedì è praticamente andato in defatiganti e il martedì si è già a Berna per la terza gara di Champions. Dalla Svizzera si rientrerà solo mercoledì notte, giovedì allenamento leggero, con due soli giorni per preparare il Derby d’Italia.
La speranza è che qualcuno tra Çalhanoğlu, Zielinski e Asllani, Acerbi non lo conto neppure, possa recuperare.
A questo proposito i comunicati ufficiali accendono una luce: quando si scrive che un calciatore verrà rivalutato la prossima settimana sai già di non averlo, ma quando si spiega che verrà valutato giorno per giorno puoi avere qualche speranza per il fine settimana, fermo restando che il top della forma è già utopia per tutti.
Questo per quanto riguarda l’angoscia sugli infortuni che, come detto, nel mio animo assai fatalista sul calcio, viene di gran lunga dopo la soddisfazione per aver portato via dall’Olimpico un risultato straordinariamente positivo, che può anche impattare sul morale altrui.
Quindi cercate di sorridere, perché a proposito dell’altro tema sui troppi gol subiti in questo primo scorcio di Campionato a me è sembrato pure di vedere un’Inter complessivamente più attenta e concentrata. E a volte, il clean sheet, il corto muso allegriano per intenderci, che tra l’altro hanno ottenuto tutte e tre le rivali, può pure essere positivo, perché vuol dire capacità di gestione anche dei risultati minimi.
Ecco perché la felicità per il successo di Roma viene prima della preoccupazione per gli infortuni. Almeno per me.