Occhei, il prezzo (non) è giusto
Come ogni estate ci si ritrova a ciarlare, termine corretto, del calciomercato. Inutile ripetere quanto io non lo sopporti, frega niente a nessuno. Non riesco davvero a comprendere quel malinconico tormento che colpisce i tifosi se tizio non arriva, caio ha deciso diversamente, sempronio non convince, meglio dedicarsi ad altro: nella fattispecie, ad altri. Regole di questo circo mediatico, lo sappiamo da sempre. Anche quando ero bambino, ai tempi del Carlo Cudega – per spiegare, modo di dire lombardo significante anni e anni addietro e derivante, perlomeno così si racconta, dall’abitudine di tenere i capelli insieme usando il grasso di maiale, la cotica – il calciomercato imperversava nei discorsi sotto l’ombrellone e campeggiava, trionfante, sulle prime pagine dei giornali, mica solo sportivi. Quando non si ha nulla di cui parlare, non è che da noi si parli granché di calcio, per me se ne discute troppo poco, tutti impegnati a polemizzare piuttosto che spiegare, la compravendita estiva diventa argomento principe. Fosse solo un problema estivo: se ne parla sempre, dodici lunghi mesi di si dice, si racconta, mi hanno riferito. Una serie di ipotesi che, se ne sparo millemila una, alla fine, la becco pure.
La settimana appena trascorsa ci ha lasciato, in dote, due certezze. La prima: l’Inter non aveva intenzione di spendere più di una certa cifra per un giovane calciatore colombiano e più di una certa cifra non ha offerto, ben consapevole di poterlo perdere come, alla fine, è capitato. Non ho notizie di cilici o rese dei conti varie ad Appiano Gentile, tantomeno in California.
La seconda: l’Inter ha seguito un giovane calciatore americano con interesse per qualche mese. Ha cercato di portarlo in nerazzurro, vedendo nel ragazzo un discreto potenziale: dati di fatto, non storielle senza credito. Ma, se un giovane calciatore americano tentenna, se un giorno è una cosa e quello dopo un’altra, se ci sono commissioni non previste spuntate dal nulla all’improvviso, se non si è convinti di venire a vestire il nerazzurro e una maglia con due stelle beh, si saluta veloci, a bientot: anzi, bye bye. Non c’è da aggiungere altro a un centrocampo, il nostro, ricco di corsa e talento. Domanda: cos'avrebbe portato in dote il ragazzo che già non abbiamo? Forse non lo sapremo mai. E non lo trovo un problema irrisolvibile.
Per chiudere, le solite questioni sul tavolo. Non grane, necessità impellenti, spasmodica ricerca di giocatori da inserire nello scacchiere dei titolari. No. Figure utili a completare una rosa già di per sé forte, non so se la più forte del campionato italiano o meno – detto per inciso dal mio punto di vista assolutamente sì, dal mio punto di vista ripeto - ma, non dovesse esserlo, sta comunque là, in alto, a giocarsela per confermarsi. Continuo a pensare che l’Inter sia quella, tra le favorite, ad avere meno fretta di chiudere acquisti potendoli soppesare serenamente, stando bene attenta a valutare in funzione tattica, tecnica, caratteriale ed economica.
Alla prossima, avanti l’Effecì.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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