"Aumentano i ricavi, diminuiscono le perdite e si vincono i trofei". Inter, così solida e così fragile

"Aumentano i ricavi, diminuiscono le perdite e si vincono i trofei". Inter, così solida e così fragileTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:00Editoriale
di Ivan Cardia

Da due anni a questa parte, ogni volta che capita per le mani un bilancio dell'Inter, si torna indietro a una conferenza stampa, forse la più iconica tra quelle tenute da Simone Inzaghi come allenatore nerazzurro. Settembre 2022, momento delicato, vigilia della sfida con la Roma. Il mister, non sempre propenso a farlo, alza la voce: "Dove alleno io aumentano i ricavi, diminuiscono le perdite e si vincono i trofei. È successo alla Lazio ed è così anche all'Inter". Il tempo è stato galantuomo con Inzaghi, che in quel momento gonfiava il petto - quanto ai trofei - per Coppa Italia e Supercoppa. Poco più di due anni dopo, i numeri gli danno ragione su tutta la linea.

L'Inter di oggi è solida, come non lo era quella di settembre 2022. Prima ancora che in campo, è il dato che si legge proprio dal bilancio. Il bond rimane la principale spada di Damocle, ma forse si inizia a intravedere l'exit strategy di Oaktree. Più in generale, i passi in avanti verso una soluzione sostenibile - per quanto possibile nel calcio di oggi - sono oggettivi e innegabili. A Inzaghi buona parte del merito: dai risultati non si direbbe, ma in questo lasso di tempo, escludendo l'ultima estate dove comunque non ha avuto tutto quello che avrebbe voluto, ha sempre lavorato con mezzi inferiori, almeno economicamente, a quelli della concorrenza. Ciò non toglie che il resto arriva dalla dirigenza, sia sotto il piano sportivo che commerciale. Ha funzionato tutto. Parentesi obbligatoria, per prevenire l'obiezione: i rapporti con gli ultras, meno. Ma non ci addentriamo in un discorso che, preso seriamente, dovrebbe interessare tutto il sistema, rivedere la responsabilità oggettiva, ripensare la cultura sportiva di un Paese.

Torniamo ai fatti di casa Inter. L'Inter, solida, lo è anche e soprattutto in campo. Almeno a livello di mentalità: in tutta onestà, nonostante qualche inciampo, ci pare difficile si ripeta una stagione come quella di due anni fa. Eppure, è fragile. In un certo senso, si è scoperta tale in queste prime giornate di campionato. Ha subito più della metà dei gol incassati in tutta la scorsa edizione della Serie A. Non per caso, ma perché concede di più. Inzaghi difende il reparto e i singoli, ma la sensazione è che qualcosa c'entrino pure i protagonisti, a partire da Acerbi e De Vrij che a fine stagione potrebbero essere coinvolti in un ricambio generazionale inevitabile. Non è fragile solo in quello, l'Inter. Si è visto a Berna, più che contro la Juventus, ma anche in altre occasioni. Se non ha tutti gli ingranaggi al suo posto e che girano alla perfezione, fatica. È il rovescio della medaglia del miracolo inzaghiano. È una squadra che, per esempio, è abituata a dominare nonostante un problema strutturale palese: si può non avere neanche un giocatore che salti l'uomo. È un limite che presto o tardi fa pagare dazio. Ancora: il lavoro del tecnico, e del suo staff, ha portato nel tempo alcuni giocatori ad arrivare al proprio picco. Basta poco per tornare a essere una squadra magari non "normale", ma comunque battibile. Se manca per incidente, può capitare. Se per presunzione, è un problema. Da Empoli passa anche la risposta a questa domanda, senza la pretesa di averne una definitiva.