No, Oaktree non è peggio di Zhang. Ma a quale bugia credevate?
Il rifiuto sicuramente discutibile da parte di Oaktree sul contrattare Hermoso ha aperto il dibattito sul fatto che la nuova proprietà sia peggio di quella Zhang. Fondamentalmente la tesi è: almeno Zhang ci teneva all’Inter e non interferiva con il lavoro dei dirigenti, questi invece non gliene frega niente dell’Inter in sé che è solo un asset, e pur non capendone nulla di calcio si permettono di ostacolare il lavoro di Marotta e Ausilio non lasciandoli contrattualizzare parametri zero avanti negli anni, politica che ha portato l’Inter a una finale di Champions e a uno scudetto.
Le quattro verità precedenti su Zhang e Oaktree sono quasi tutte vere, diciamo solo parzialmente la quarta su il fondo che interferisce con Marotta e Ausilio come vedremo tra poco, ma pure così Oaktree non è una proprietà peggiore di quella di Zhang per motivi evidenti.
Tre su tutti, e non ritenerli i più importanti dimostra come la narrazione sull’Inter sia un filo scappata di mano a chi è vicino all’Inter stessa: Oaktree non ha la spada di Damocle di una scadenza oltre il quale può perdere in maniera ignote il controllo societario; e Oaktree non creerà un ulteriore debito per la continuità aziendale che potrà essere ripagato solo con i buoni risultati; infine, Oaktree non farà partire ogni anno la società da una posizione di debito che costringa quanto meno a una piccola cessione, o a una grande se i risultati non saranno all’altezza.
Tre scenari di precarietà su cui la proprietà Zhang si fondava, e che erano una pistola carica alla tempia dell’Inter, al netto dell’amore di Steven e della sua saggezza nel fare gestire Marotta in libertà.
Ma è un dato di fatto che l’Inter non ha problemi di sopravviveva con Oaktree come invece li aveva con Zhang, e dunque questa è condizione sufficiente per affermare che sia senza senso dire che Oaktree sia peggio di Zhang.
Poi ovviamene c’è la domanda: ma allora che proprietà è Oaktree?
È quella che la normale logica suggerisca che sia, al di là del mettersi il prosciutto sugli occhi e guardare la realtà con la sciarpetta al collo.
Questi sono un fondo, a cui frega meno di nulla del calcio, e meno di nulla ha a che fare con il calcio in sé. Come ogni fondo gli frega solo del salvaguardare il proprio investimento, e del farlo fruttare, e agisce di conseguenza. Che non significa mungere soldi spietatamente, sennò avrebbe già venduto i grandi giocatori e non avrebbe acconsentito ai grandi rinnovi. Ma allo stesso tempo il rinnovo è una maniera di alzare ulteriormente l’eventuale prezzo di cessione. Dunque non si può essere sicuri di niente - proprio come con Zhang, ad esclusione del fatto che con Oaktree appunto si può essere sicuri della sopravvivenza.
Rimane la questione dell’incidere sulle scelte di mercato dei dirigenti, soprattutto sui parametri zero avanti nell’età, ovvero molto prosaicamente il no ad Hermoso.
È sicuramente un veto rischioso: perché all’Inter serve un centrale affidabile più di ogni altra cosa; perché Oaktree pretende una virata alla Cardinale, ovvero si prendano solo giovani entro la ventina di milioni, che possano rivalutarsi riccamente; perché di giovani buoni a quel prezzo ce n’è pochi; e perché ai giovani devi dare tempo, e questo può interrompere il circolo virtuoso di vittorie dell’Inter, che è essenziale perché la proprietà Oaktree non si faccia tentare dal vendere per incassare.
Ma basta non dimenticarsi come la proprietà Zhang fece saltare l’arrivo di Dybala per la non abilità della dirigenza di piazzare Correa nel frattempo; basta ricordare come il calcolo errato sul rinnovo di Skriniar e la perdita a 0, avesse rischiato di fare saltare il banco se Simone Inzaghi non avesse nel frattempo raggranellato gli incassi fino alla finale di Champions; e basta ricordare come lo stesso Zhang per miopia avesse fatto saltare il castello di incastro finemente cesellato dalla dirigenza per fare arrivare Bremer a 30 prima di vendere Skriniar.
La proprietà Oaktree è un fondo che fa i suoi interessi e gli interisti non possono che sperare che arrivi uno che creda nel progetto e se lo possa permettere, così come dovevano sperarlo quando c’era Zhang.
Ma non si capisce francamente sulla base di quale favoletta il popolo interista avesse cominciato a raccontarsi che Oaktree ci avrebbe messo soldi, che Oaktree sarebbe andata oltre il mero incassare non attenendosi al minimo indispensabile, che Oaktree sarebbe voluto dire crescita.
Al massimo, ci si può chiedere se a quel punto valesse la pena spendere i pochi soldi a disposizione più per Josep Martinez che per coprire i costi di Hermoso.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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