La singolarità dell’Inter

La singolarità dell’InterTUTTOmercatoWEB.com
giovedì 27 giugno 2024, 23:05Editoriale
di Lapo De Carlo

L’estate nerazzurra prosegue come un viaggio in una strada conosciuta e nuvole che minacciano pioggia ma senza che questa si manifesti. Qualche tuono forse.
Il caso di Calhanoglu è emblematico. Eravamo ormai rassegnati ad un’estate con il tormentone turco e l’eventuale sostituto, con probabile variazione nell’assetto tattico e invece il centrocampista ha preso tutti in contropiede, per restare nel suo ambito, e ha smentito ogni illazione, tra la "disperazione" di chi già assaporava un mese di calciomercato sfrenato in questa direzione.

Colpisce invece un fatto che rappresenta la singolarità dell’Inter.
La nazionale sta avendo parecchie difficoltà nell’esprimere quel poco potenziale a disposizione e gli interisti presenti non stanno tutti rendendo al massimo. A prescindere dal fatto che siamo più consapevoli di chi segue l’Inter occasionalmente, di quanto siano più forti Dimarco, Frattesi e Darmian, rispetto a quello che abbiamo visto fino ad oggi. Dimarco e Frattesi in particolare sono fuori ruolo ma anche privi di quella consistenza che li rende così centrali nel progetto di Inzaghi.
Bastoni sta giocando bene, anche se in un modulo e posizione diversa, come i giocatori che ho appena citato e Barella e la cava, al netto delle difficoltà di un centrocampo fragile.
Fatta questa premessa, nessuno dei convocati nerazzurri è uno che può fare la differenza. Sono tutti degli ottimi o grandi giocatori ma non in grado di spostare l’equilibrio di una Nazionale.
Lautaro ha portato l’Argentina ai quarti della Coppa America con un suo gol, ma parte spesso dalla panchina, come in questo caso, ed è stato criticato a marzo per i pochi gol che fa con l’Albiceleste.
Thuram in nazionale è un attaccante che in Francia gode di grande stima, ma non incide come nell’Inter e dopo due partite dell’Europeo è andato in panchina.
Calhanoglu è un giocatore importante della Turchia ma non ha lo stesso peso e nemmeno l’efficacia che ha nel club, complice il ruolo di mezzala che lo depotenzia rispetto a quello di play o trequartista.
Dumfries e De Vrij nell’Olanda hanno un peso variabile, Pavard con la Francia in questo europeo non ha giocato nemmeno un minuto.



Anche i giocatori che hanno lasciato l’Inter non hanno avuto grande fortuna, se pensiamo a Skriniar, ai margini del PSG, Lukaku che non sembra essere più l’attaccante che trascinava la squadra con Lautaro, mentre Brozovic ha scelto di seppellire il suo finale di carriera sotto i dollari arabi e un campionato non allenante.

Questo probabilmente significa che è Inzaghi, insieme al club, a valorizzare giocatori forti esaltati dall’insieme.
E’ la conferma che la personalità della squadra passa dal gioco, ancora prima che dalle qualità, comunque eccellenti. Nessun fuoriclasse e dunque nessuna dipendenza, con la possibilità di poter rinunciare a chiunque, qualora arrivi un’offerta irrinunciabile.
Lo dico sapendo perfettamente che Lautaro e Barella oggi rappresentano i due giocatori più forti e identitari dell’Inter, che Bastoni sta diventando un difensore di statura internazionale, tra i migliori interpreti del ruolo nel mondo e che Thuram ha ancora margini di crescita.
Resta il fatto che oggi l’impianto di gioco di Simone Inzaghi è il propulsore del talento, la stella polare che guida le caratteristiche dei giocatori, ai quali da ieri si è aggiunto il nuovo portiere Josep Martinez, acquistato per 13,5 milioni e al quale Sommer farà da chioccia in questa e la prossima stagione.
Aumenta dunque l’equilibrio nel rapporto tra titolari e panchina, con scelte che possono essere fatte senza sofferenza.
Ora il tema del rinnovo di Inzaghi ed eventualmente la quarta punta, oltre ad una probabile cessione di cui parleremo presto.
Amala