“La” partita, Asllani, la fame. E certi inutili confronti col passato

“La” partita, Asllani, la fame. E certi inutili confronti col passatoTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:00Editoriale
di Fabrizio Biasin

È stata curiosamente una settimana di polemiche. Strano. C’è chi dice che l’Inter abbia perso il tocco, la magia, tutto. E vabbè. Sapete come la penso e se non lo sapete son qui a dirvelo. 

Smettiamola di pensare che l’Inter debba giocare ogni partita come se fosse la squadra semi-perfetta dell’anno scorso. Lavora per tornare a quel livello ma, al momento, deve convivere con rogne di vario genere, dagli infortuni alla scarsa condizione di qualche giocatore assai prezioso. 

Soprattutto, non avrebbe alcun senso pensare di poter clonare il percorso di un anno fa, anche solo per gli investimenti corposi messi sul piatto dalla concorrenza, ora decisamente più preparata (sarebbe strano il contrario).  

È sciocco, inutile, controproducente continuare a raffrontare ogni singola prestazione di questa stagione con quelle dell’anno passato; è sciocco, inutile, controproducente pensare che una prestazione come quella di settimana scorsa con la Roma non sia una prestazione più che convincente. E non parliamo di gioco espresso (peraltro più che sufficiente, Svilar alla fine è risultato il migliore in campo), ma di prestazione globale, fatta di lotta, sudore, capacità di essere “squadra”. Ecco, se qualcuno aveva ancora un dubbio (“hanno ancora fame”) dopo il match dell’Olimpico se l’è tolto: sì, hanno ancora fame. 

Il match di Champions ha confermato i problemi (troppe occasioni lasciate al piccolo Young Boys) ma anche i punti di forza del gruppo campione d’Italia: questo gruppo non molla una fava e - oltre ad alcuni giocatori decisamente sopra la media - ha dalla sua le prerogative dei grandi (spaventa i suoi avversari anche solo grazie al nome e, all’occorrenza, sa portare dalla sua parte il fondamentale culo).

La morale di ‘sta pappardella si traduce nei numeri: 5 vittorie di fila, zero gol subiti in Champions, Simone Inzaghi allenatore nerazzurro con la % di vittorie più alta di tutti i tempi (quasi 66%). Tutte cose che non devono distogliere l’attenzione dai limiti della squadra (fase difensiva da correggere), ma neanche esasperarli come amano fare certi media.

Ora arriva “la” partita, il derby d’Italia, Inter-Juve. C’è chi dice “non è decisiva, giocate leggeri” (fosse facile), chi “l’Inter è favorita” (lo era pure nel derby). La verità è che tocca stringere i denti e comprendere che anche questa volta sarà difficile vedere la solita Inter, quella che abbiamo imparato a conoscere e ci piace tanto. E il motivo è semplice: oltre al perno della difesa (Acerbi) manca colui che fa suonare la samba (Calhanoglu). L’Inter senza il suo regista non sarà mai la stessa perché quello, Hakan, è l’unico in grado di dominare le leggi del gioco inzaghiano. Al suo posto giocherà Asllani che ha altre caratteristiche e diversa attitudine. C’è chi pensa “sarebbe meglio schierare Tizio o Caio” ma, invece, è giusto così: l’Inter è stata costruita attraverso “il gioco delle coppie”, pensare di non puntare su Asllani significherebbe rinunciare a un’altra pedina oltre agli infortunati. Sarebbe sciocco (ovviamente solo e soltanto se in grado di giocare al 100%). Tocca a lui dimostrare di essere all’altezza di quella che, da sempre, è tutto tranne che una partita come le altre. Inutile aggiungere altro. E forza noi, oggi più che mai.