I Campioni dell'Italia siamo noi: o no?
Qualcuno, forse, se l’è bello che dimenticato. Qualcuno dei tifosi interisti, intendo. Perché a me sembra di essere campione d’Italia in carica, di aver vinto lo scudetto con 19 (diciannove) punti sulla seconda, aver segnato 89 (ottantanove) gol subendone 22 (ventidue). Di avere, in sostanza, dominato in lungo e in largo una stagione calcistica: senza rivali, senza patemi d’animo, in scioltezza, allungando quando era il momento, giocando sempre e comunque rilassati o, perlomeno, senza mai, o quasi, dare l’impressione di sentire il carico dell’essere in cima alla classifica mentre gli altri inseguivano col fiatone. Il tutto, basta andare a rileggere o riascoltare chiacchiere sotto gli ombrelloni di luglio/agosto 2023, senza essere i grandi favoriti, chi doveva ammazzare il campionato dopo tre mesi, giorno più giorno meno. Poi ci sarà sempre il bastian contrario, poco importa. Carta canta, i filmati sono lì a ricordare quale fosse la narrazione (quasi) comune. Ma il mercato, sempre per i soliti qualcuno, langue. Sì sì, avete letto bene, langue. L’Inter ha avuto l’enorme torto di prendere a zero due calciatori senza dubbio titolari nelle altre diciannove squadre della massima serie, fin da gennaio. Qui saranno dei sesti uomini, spesso e volentieri in campo dall’inizio visti gli impegni assurdi dal prossimo agosto in avanti. Perché Zielinski e Taremi questo sono: due titolari a completamento degli altri undici, poche balle, non due tizi presi per fare numero.
Giusto per capirsi, la storiella della Società in stallo che non si muove sul mercato è, appunto, una storiella, stile si investe solo sui giovani e gli over trenta a zero scordateveli: perché se un over trenta servirà, dovesse essere utile alla squadra rientrando in determinati parametri, verrà preso. Sono stati spesi, a corredo, una quindicina di milioni per il nuovo portiere, poco importa se io preferissi altro, mica sono l’allenatore, o il direttore sportivo. Manca un centrale? Forse. Anche se, per quanto mi riguarda, l’esigenza inderogabile dell’acquisto di un difensore non la vedo. Obiezione: però ci sono tante partite e i due centrali non danno affidamento. Sono bolliti. Sarà: a me pare che Acerbi stia lavorando per rimettersi in forma e de Vrij, il secondo grande vecchio, ha 32 anni, un’età più che accettabile, mi sembra, per il ruolo che ricopre.
Insomma, per me la Società si sta muovendo nella maniera corretta, cercando di bilanciare le esigenze sportive con quelle economiche, senza sgarrare, come del resto è accaduto nelle ultime stagioni. La squadra, già così, è più che competitiva: casomai sono le altre che dovranno correre ai ripari cercando di rinforzarsi, di colmare un gap che, a oggi, è ancora ampio. Poi il calcio è strano, misterioso e, proprio per questo, fantastico, sicché un Carneade qualunque può indovinare la stagione della vita, senza maniavantismo spicciolo.
Chiudo con due parole sull'amichevole di ieri: bella Inter, ottimi movimenti, grande applicazione. Taremi si conferma per ciò che è, un giocatore di calcio, di classe, di tecnica sopraffina. Bisseck è cresciuto, personalità e sicurezza nei propri mezzi, bene Fontanarosa - stai a vedere che abbiamo in casa la soluzione del problema centrale - così come Pietro, uomo ovunque del centrocampo insieme al solito Enrico, un ragazzino per volontà e abnegazione, sottolineando un paio di diagonali di Asllani, roba da sciuri, e i giovanotti che si sono messi in mostra. Ma è l'insieme a piacere, al di là dei singoli. L'inzaghismo sembra proseguire. L'Inter gioca, e gioca bene. Anche solo per una sgambata, in una calda domenica di fine luglio.
Alla prossima, avanti l’Effecì.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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