Carboni, la miglior cessione possibile e l’unico vero limite di Inzaghi
Partiamo da Valentin Carboni, che del resto in questo momento è il principale argomento per quanto riguarda il mercato dell’Inter. La cessione del fantasista argentino all’Olympique Marsiglia è ormai imminente e anche un piccolo capolavoro, date le condizioni di partenza. Ma andiamo con ordine: nei prossimi giorni, al rientro dalla Copa America vinta praticamente da spettatore, il gioiellino argentino rinnoverà il proprio contratto fino al 2029, segnale che in viale della Liberazione la fiducia c’è eccome. Poi si trasferirà in prestito al club francese che verserà 1 milione di euro - si poteva e anche voleva ottenere di più, ma non è certo il tema principale della questione - e potrà riscattarlo per 36 milioni di euro. A quel punto, l’Inter potrà esercitare il controriscatto a 40.
In sintesi, a livello di operazione di mercato, la migliore possibile. La scuola di Roberto De Zerbi è perfetta per valorizzare e far crescere un talento classe 2005. Se andrà così, e l’OM eserciterà il riscatto (da quelle parti le variabili non sono poche), l’Inter avrà investito 3 milioni di euro - calcolo rozzo, andrebbe anche considerato l’ingaggio di questa stagione, che sarà interamente a carico dei francesi - per far sbocciare quello che ritiene essere un gioiellino. In caso contrario, tornerà alla base un ragazzo ancora giovane e che comunque qualcosa avrà imparato. Chapeau a Marotta, Ausilio e Baccin.
Allo stesso tempo, la decisione di non puntare su Carboni nell’immediato racconta quello che forse è l’unico vero limite di Simone Inzaghi. Tecnico magnifico, intendiamoci, per una quantità infinita di ragioni. Ma che fatica, sotto alcuni punti di vista, a uscire da certe comfort zone. Nel caso dell’argentino, è anche complicato capire se il tema sia più anagrafico che tattico. Nel primo caso, un po’ stonato nell’annata di un Europeo vinto da uno che ha compiuto 17 anni in corso d’opera, gli indizi sono sparsi in una carriera che, pur partita dalla Primavera, ha poi visto pochi o punto giovanissimi lanciati. Inzaghi preferisce giocatori pronti: non è un peccato mortale, per carità, ma forse qualcosa si perde. Guardiola, quando ha avuto Foden tra le mani (non scomodiamo nomi ancora più altisonanti), l’ha buttato nella mischia senza pensarci e infatti gli hanno dato ragione. Sospettiamo che il motivo principale sia questo, ma anche l’aspetto tattico non è secondario: Carboni, ancora acerbo, è difficile da inquadrare e tanto più nel 3-5-2. Qualche variazione di uno spartito eccelso ma ormai ben noto a tutti, in compenso, sarà un’arma in più che all’Inter farebbe molto comodo. In sintesi: giusto farlo partire visto che avrebbe trovato poco spazio; giustissimo assecondare le caratteristiche dell’allenatore; perfetta l’operazione. Ma si poteva osare, e invece l’Inter andrà sul mercato a cercare quella punta di fantasia che a oggi è la principale lacuna della rosa.
A tal proposito, fermo restando che per un’offensiva vera e propria servirebbero le cessioni di Correa e soprattutto Arnautovic, il primo nome resta Albert Gudmundsson. Ecco, perché non Federico Chiesa? L’islandese, senza considerare la spada di Damocle che gli pende sulla testa, è al picco della sua carriera e dovrebbe fare il salto. L’italiano è in cerca di rilancio, costa poco per quello che vale, è già abituato ad altissimi palcoscenici. È meno facile da inquadrare tatticamente, ma potrebbe essere il jolly che serve all’Inter: da quinto o da punta, trovargli una collocazione spetterebbe al tecnico piacentino che in questo, nessun dubbio, è fenomenale.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
Direttore Responsabile: Lapo De Carlo
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione n. 18246
© 2024 linterista.it - Tutti i diritti riservati