Carboni e gli equivoci sull’impiego dei giovani all'Inter

Carboni e gli equivoci sull’impiego dei giovani all'InterTUTTOmercatoWEB.com
giovedì 1 agosto 2024, 22:57Editoriale
di Lapo De Carlo

Nell’estate in cui si è parlato davvero poco dell’Inter, ricavandone sempre giudizi lusinghieri, commenti gratificanti, e attestati di stima dagli avversari, per quanto a denti stretti, con l’attribuzione del ruolo di favorita, senza discussioni, ci siamo accorti di quanto il club abbia cambiato vestito, passando in pochi anni da un look casual al blazer, diventando un’azienda solida in ogni angolo.
Questo la rende meno attaccabile dall’esterno, almeno fino a quando non inizierà il Campionato, ma dall’interno chi ama l’Inter, per quanto soddisfatto e fiducioso, qualche dubbio legittimo per qualche dettaglio se lo pone in buona fede.

Il dettaglio in questione è il prestito oneroso di Valentin Carboni, il quale rinnoverà il suo contratto fino al 2029 con l'Inter prima di andare al Marsiglia.
Il Marsiglia, qualora volesse acquistarlo a titolo definitivo, dovrà sborsare 40 milioni e l’Inter, nel caso decidesse di volerlo tenere, dovrà invece ricomprarlo.

Probabilmente è la migliore delle mosse, per tenere sotto controllo un giocatore con tante prospettive ma fa anche sorgere delle domande sulla volontà di puntare su un giovane e dalla collocazione tattica indigesta a Inzaghi. Il Monza ad esempio giocava con un 3 4 2 1 e Carboni agiva da esterno o seconda punta.
Se si gioca con 3 5 2 invece, la posizione può essere un problema per Inzaghi. Oppure il tema è un altro e riguarda soprattutto l’età.

Prima di tutto però ci sono degli equivoci di fondo:
il “giovane” è inteso come un giocatore sotto i 21 anni. Per intenderci Bisseck, indicato spesso come un giovane, ha 23 anni, a novembre ne farà 24, ed è un giocatore nel pieno della maturazione.
Tra le altre cose è un giocatore dal potenziale straordinario e merita di giocare molto più della sua prima stagione in nerazzurro. Mi auguro che Inzaghi lo impieghi spesso e verifichi le reali attitudini di Pavard come centrale, ruolo nel quale si è detto portato, ma che non abbiamo praticamente mai visto e nonostante lui stesso abbia dichiarato: "Da esterno destro non sono a mio agio. Preferisco centrale in una difesa a 3".
Perciò avere una difesa a tre con Bisseck, Pavard e Bastoni è un’opzione auspicabile nel breve.

Il secondo equivoco nasce dal presupposto che un giovane, per essere lanciato, debba essere un fenomeno nel suo ruolo, come Yamal o Nico Williams oggi (ma con una lunga strada che devono ancora percorrere per confermare le loro straordinarie attitudini). Un giovane invece può avere anche un prosieguo di carriera deludente, come spesso accade ma nel momento stesso in cui il suo talento brilla va incoraggiato, spinto, messo in campo e non solo messo in tribuna o in panchina a studiare.
Nella storia migliaia di giovani si sono persi perché mal consigliati, per un infortunio grave, un brutto carattere, la squadra e soprattutto l’allenatore sbagliato. Nell’età che va dai 16 ai 21 anni i giovani calciatori in Italia vengono annacquati, persi, dimenticati. La gente non li vede giocare e magari pensa che semplicemente i talenti non ci siano. Non è vero.



Il terzo equivoco riassume gli altri due. Nella storia recente dell’Inter ci sono stati ragazzi come Santon e Balotelli, messi in campo in squadre mostruose come quella del triplete. Le loro carriere non sono state così importanti come ci si poteva aspettare (Santon si è addirittura ritirato a 31 anni per i troppi infortuni), ma nel momento in cui Mourinho li impiegava mostravano di avere la stoffa per stare con i compagni di squadra. Questo perché nella carriera diciamo quindicinale/ventennale i giocatori non hanno mai lo steso livello. Alcuni hanno una carriera illuminata da un paio di stagioni andate bene ad esempio.
Cito sempre il caso di Karamoh, attaccante discreto che oggi milita nel Torino. Non si tratta di un fuoriclasse ma a 20 anni, quando era all’Inter, veniva impiegato nei finali di gara, lui entrava e faceva giocate che a volte rovesciavano la partita, come in occasione del gol decisivo (e molto bello) al Bologna e soprattutto in Lazio-Inter 2-3, fondamentale per andare in Champions. Lui entrò al posto di Rafinha, con la squadra sotto 2-1 e con la sua energia spaventò la difesa laziale con giocate fuori dalla grammatica originale, asimmetriche all’andamento e per questo poco leggibili da chi difende con affanno.
Ci sono giovani che hanno vissuto momenti folgoranti dunque, pur non dimostrando in seguito di avere quel bagaglio tecnico e mentale necessario per una carriera luminosa. Ma sono comunque discorsi diversi.
E poi ci sono giovani, pochi forse, che sanno crescere all’ombra dei grandi e maturare fino a dimostrare di essere all’altezza di un club come l’Inter.
 

Inzaghi mi ha convinto più di una volta e sono felice della sua gestione. Sui giovani porta a pensare che abbia qualche riserva, una forma di irrigidimento, per paura che diventino un peso o altro. Piacerebbe vedere lanciare un ragazzo con convinzione, seguire la crescita e avere il coraggio di imporlo.
Dettagli forse ma spesso fanno la differenza.

Amala