Correre, senza voltarsi
Confesso che non so se prendermela o lasciar perdere che tanto chissenefrega: propendo per la seconda, la prima ti fa ingrossare il fegato e, comunque, non risolvi nulla che la frittata son bravi tutti, chi più chi meno, a girarla. Oggi l’Inter è la strafavorita in lungo e in largo, tra un po’ conquisteremo anche la Kamchatka, tra l’altro patrimonio dell’umanità per l’Unesco dal 1996, luogo incantevole da panorami favolistici racconta chi c’è andato, io mi sono limitato a guardare foto e video restando a bocca aperta. In lungo e in largo, una squadra che a inizio agosto a malapena veniva collocata sul podio, basta andare a rileggere o riascoltare, non serve la memoria di Pico della Mirandola, perché sono andati via pezzi da novanta difficilmente sostituibili, pensate solo al povero Thuram che mai e poi mai avrebbe potuto rimpiazzare le scorribande da fuoriclasse totale del numero 90. Ne cito uno a caso ma proseguire sarebbe esercizio utile a chi non ha mai il minimo dubbio quando si tratta di ciarlare intorno al mondo nerazzurro.
Quindi, reiterando il pensiero, chissenefrega delle chiacchiere estive, da ombrellone, e andiamo avanti: mi piacerebbe se questa cavalcata nerazzurra offrisse spunti di riflessione, dibattito. Non accadrà, attualmente l’Inter è assurta al ruolo di ingiocabile, tutto troppo scontato. Stasera, ad esempio, ci troveremo di fronte una squadra che ha zero da perdere, e quando scrivo zero intendo zero, all’ennesima potenza: viene data già con un piede e mezzo in serie B, gioca un calcio non particolarmente avvincente, è distratta in difesa e punge poco quando passa la metà campo. La tempesta perfetta se viene affrontata con la testa proiettata verso l’ottavo di Champions. Che, d’accordo, economicamente vale parecchio, così come vale per il blasone proseguire il cammino europeo: ma poche balle, tra oggi e martedì c’è di mezzo la Salernitana, deve valere quanto se non più dell’Atletico Madrid. E non abboccate alle lenze del tanto è facile, non c’è partita: non credo mai alle semplificazioni, ai tre punti per grazia ricevuta, all’aver vinto finché non ho vinto davvero. Lo sport racconta pagine sorpresone: quindi bando alle ciance – lo volevo scrivere da sempre bando alle ciance – continuiamo a correre. Senza voltarci, gli altri e le loro performances non ci riguardano. Dimostriamo, per l’ennesima volta, di essere diventati grandi: perché lo siamo diventati.
Alla prossima.
Avanti l’Effecì.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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