BAR ZILLO - Inter-Juve decisiva? Facciamo che se la vinci ti gasi parecchio
Passo dopo passo, giorno dopo giorno ci stiamo avvicinando alla partita dell’anno, quella che potrebbe iniziare non dico a essere decisiva, facciamo che se la vinci ti gasi parecchio e gli altri stanno con le orecchie basse, se la perdi ne hai sempre una da recuperare ma non va tanto bene. Inutile star qui a pronosticare risultati, consultare chiromanti o cartomanti, cercar di capire come si sistemeranno in campo le squadre, formulare macumbe pallonare, attirare auspici con fioretti annessi che, tanto, non verranno mai mantenuti.
Firenze, per come si presenta la partita di domenica, è stata tappa fondamentale nell’avvicinamento: la vittoria è maturata sulle tracce della grande squadra. Non dimentichiamolo e non lo dimentichino neppure i pochi, ormai sempre meno, detrattori: l’Inter aveva giocato in terra d’Arabia cinque giorni prima, aveva due terzi del centrocampo presunto titolare squalificati, l’esterno sinistro tra i top cinque del vecchio continente a riposo, Darmian a fare gli straordinari che ancora non capisco dove trovi il fiato per correre a ‘sto modo, il ragazzo.
Eppure, nonostante le avversità, i giovanotti in nerazzurro hanno ribattuto colpo su colpo, a dire il vero rischiando più di fare il secondo che non di subire il pareggio, corso come degli ossessi, leggasi secondo tempo di Frattesi, resistere alle avversità della sorte quando l’arbitro ha indicato il dischetto e lasciamo stare di tornare su questa roba qua: ho fatto il portiere, scarso quanto volete, per anni, senza aver mai incontrato arbitri che mi raccontassero di contemporaneità o imprudenza. La palla, nella fattispecie quella palla lì, quella su cui si precipita Sommer, è di chi sta in porta e, se non esce, si prende pure i cazziatoni dei suoi tifosi, oltre a quelli dei compagni di squadra direttamente in campo.
È diventato uno strano mondo il pallone, il portiere deve stare attento anzi, facciamo così, deve srotolare il tappeto rosso, lasciare che l’attaccante sia libero di colpire perché l’attaccante no, lui non si deve fermare. Vabbè, discorso lungo e alquanto noioso, di difficile spiegazione e, ancor più, interpretazione. L’Inter ha vinto con pieno merito perché è una squadra nel vero senso della parola: unita, coesa, compatta. Un tutt’uno difficile da affrontare per chiunque, senza dubbio. Un gruppo che sa soffrire ma, allo stesso modo, sa colpire appena possibile. Questo mi aspetto domenica: corsa e cuore, senza stare a fare troppi calcoli, servono a poco. Anzi, non servono proprio.
Alla prossima, avanti l’Effecì.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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