Samuel: "Sfida rischiosa, ma l'Inter sta bene. Lasciate stare Lautaro, non ci sono allarmi"

Samuel: "Sfida rischiosa, ma l'Inter sta bene. Lasciate stare Lautaro, non ci sono allarmi"TUTTOmercatoWEB.com
lunedì 6 gennaio 2025, 08:17Rassegna Stampa
di Marco Corradi

"Lasciare stare Lautaro". Si apre così l'intervista di Walter Samuel, grande ex nerazzurro e attuale collaboratore tecnico dell'Argentina, ai microfoni della Gazzetta dello Sport. Di seguito le parole del Muro, che inizia proprio parlando del Toro: "Si parla tanto di lui, anche troppo. Basta che sbagli una rete e sembra che sia successa chissà che tragedia... La preoccupazione, per fortuna, è più degli altri che sua. Lui è un ragazzo davvero d’oro: positivo, generoso, mette sempre davanti la squadra a se stesso. Potete immaginare quanto gli voglia bene io per tutte le gioie che mi ha dato, come argentino e come interista. È normale che per un attaccante sia importante metterla dentro e che, quando non succede, possa rimanerci un po’ male, ma non c’è il minimo pericolo o allarme".

Lo vede goleador anche in Supercoppa, come nelle ultime tre edizioni?

"Conta solo che la squadra vinca la coppa, lo dice lui per primo. E poi l’Inter ha tanti modi di trovare la rete, non solo uno. Si potrebbe essere preoccupati se Lautaro non calciasse in porta, se non fosse al posto giusto, se non creasse pericoli, e invece sa costruire occasioni e poi si sacrifica per i compagni. Non è mai egoista, questo è importante".

L’estate piena in nazionale ha un po’ influenzato il suo rendimento?

"Non ha fatto la preparazione classica, forse, ma tanti calciatori non la fanno, poi continuano a giocare senza fermarsi e fanno bene. Inutile cercare particolari spiegazioni, è semplicemente una cosa normale. La vita e il calcio sono fatti di momenti: deve solo passare e poi il capitano tornerà a segnare. Parliamo poi di un attaccante che cura il fisico, che prepara le partite fin nei minimi dettagli".

Che finale si aspetta?

"Sarà una partita difficile, il Milan è pericoloso, ha la spinta di un nuovo tecnico e questo è pur sempre un derby, anche se non si gioca a San Siro. L’Inter è, comunque, al livello delle più grandi e sta molto bene: contro l’Atalanta meritava di chiuderla già nel primo tempo. Detto questo, bisogna stare sempre con i piedi per terra perché ancora c’è metà stagione davanti. Di sicuro, Inzaghi ha una rosa buonissima e può lottare per tutte le competizioni, ma questo è il periodo in cui serve prudenza".

Qual è la dote principale di Inzaghi?

"Ha grande padronanza del ruolo e sa come farsi volere bene dai giocatori: non tutti ci riescono, soprattutto se hanno a che fare con dei campioni. Lui conosce il modo in cui trasmettere tranquillità a tutti: ho avuto l’opportunità di vedere un suo allenamento, è molto empatico. Ha giocato con Scaloni, anche lui mi ha parlato benissimo e apprezza questa Inter. Anche perché è una squadra completa, a partire dalla fase difensiva".

Ora l’Inter ha chiuso la porta, ma all’inizio prendeva troppi gol: cosa era successo?

"La squadra doveva solo mettersi a posto dopo la vittoria del campionato. Il valore dei giocatori, e soprattutto quello degli uomini, non cambia nel giro di qualche mese. Non dico che fosse normale prendere tanti gol, dico solo che ci poteva stare. Anche individualmente, l’Inter è poi cresciuta tantissimo: basti guardare il salto in avanti di Bisseck, De Vrij, Bastoni e si spiega tutto. Ma pure in questo caso bisogna tornare a Lautaro. Gli attaccanti come lui, e anche i compagni che a centrocampo corrono, sono i primi difensori. La fase difensiva funziona quando tutta la squadra lavora assieme. Il merito non è mai solo di noi centrali o di un grande portiere, ma dell’unità dell’orchestra. E l’Inter è proprio un’orchestra, dall’attacco alla difesa".

Bisseck è in crescita verticale là dietro: rivede qualcosa di lei nel tedescone?

"Io mi rivedo poco nei difensori di adesso perché il mestiere è cambiato. Ciò che fanno i tre centrali dell’Inter è molto più difficile di quello che facevamo noi: loro si propongono, creano occasioni. In un certo senso, sono migliori, più completi. Pensate a cosa riesce a fare Bastoni con la palla: io non ce l’avrei mai fatta! Forse i difensori di oggi possono soffrire più di un tempo in alcune marcature, ma si spiega con il loro gioco più dispendioso. Tornando a Bisseck, dico solo che non mi ha sorpreso: andava aspettato e adesso cresce ogni partita. Non era facile trovare spazio in un reparto così strutturato, lì c’è anche Pavard che sa sempre cosa fare".

de Vrij, invece, migliora con gli anni come il vino.

"Un difensore matura col tempo, l’età dopo i 30 anni a me è sempre piaciuta: non sei vecchio, il fisico regge, ma hai esperienza per aiutare gli altri ed essere un punto di riferimento".

E Bastoni, invece, dove sta nell’élite dei difensori?

"Tra i più moderni, il prototipo del nuovo centrale per come esce con la palla, senza perdere niente dietro. Saper fare queste cose insieme è impressionante. E’ uno dei migliori in Italia, se non il migliore".

 Il tutto, aspettando un argentino mancino, proprio come lei...

"Per Palacios vale lo stesso discorso di Bisseck. Pazienza e fiducia. L’ho visto già esordire, ha talento, ma c’è solo una persona che sa quando sarà giusto dargli spazio: si chiama Simone Inzaghi".