Da due mesi con gli stessi: a Inzaghi serve un difensore. Frattesi e Asllani, mal di pancia e processi non all’altezza
L’Inter a Riyadh è implosa, schiantata dalla maggior fame di vittorie del Milan e da un calo fisico che è forse il principale motivo di preoccupazione. Sulle motivazioni, si potrebbe dire anche sulla possibilità che Lautaro & co abbiano dato per scontato il successo nel derby, Simone Inzaghi può lavorare con quello che ha. Ha già fatto vedere di poterlo e saperlo fare: non deve dimostrare nulla a nessuno da tempo, dal punto di vista sia tecnico che di gestione dello spogliatoio.
Quello che l’allenatore nerazzurro non può fare è inventarsi ciò che non c'è. Il tema, ci pare, riguarda soprattutto la difesa: da due mesi a questa parte, Inzaghi gioca quasi sempre con gli stessi. Pavard e Acerbi mancano da tempo, ma sollevano problemi diversi: il francese rientrerà a Venezia, ma l’italiano si è fermato e ripartito, poi fermato di nuovo e ora è ancora in dubbio, l’idea che possa essere a fine corsa non è peregrina. Di sicuro la questione si porrà in estate, ma non è il ko in Supercoppa a svelare che un difensore possa fare molto comodo.
Del resto, anche in chiave futura, Bisseck centrale è un’opzione da studiare e riprovare, ma al momento non una realtà. Palacios non ha finora convinto: si può anche far rientrare nei limiti - forse l’unico - di Inzaghi quello di faticare a buttarsi nel lanciare i giovani. Però: in primis, non è una scoperta recente. Se prendi un 10 a Conte non sa dove metterlo, se a Mourinho chiedi un gioco sfavillante ti guarda stranito: ognuno ha pregi e difetti, non cambiano dall’oggi al domani. In seconda battuta, si parla di un giovane argentino con poche presenze nel professionismo: fatta la premessa, si sta parlando di un giocatore nel migliore dei casi acerbo.
Di fatto, a oggi, l’Inter punta scudetto e Champions con un centrale (Acerbi) ai box da tempo e l’altro (De Vrij) sinora eccezionalmente immune da infortuni: è molto complicato. L’idea di intervenire già a gennaio, almeno fino alla trasferta araba, non sfiorava nemmeno la dirigenza: squadra lunga, doppi ruoli, non serve. Potrebbe essere un errore, e il ko nel derby saudita potrebbe avere questo come unico lato positivo oltre al secondo gol stagionale di Taremi: aiutare a correggerlo.
A Riyadh sono scesi in campo, ben presenti nel naufragio generale di tutti i ricambi, Frattesi e Asllani. Uno (il secondo) peggio dell’altro. Del loro minutaggio si è discusso molto, soprattutto ora che l’ex Sassuolo sembra aver capito come lo spazio rimarrà questo - poco - anche in futuro. Non risultano viceversa mal di pancia recenti di Asllani, che del resto in due stagioni e mezza non ha mai accorciato il gap con Calhanoglu. D’altro canto, dopo la sconfitta col Milan è partito il processo a entrambi: portasse 40 milioni il primo, si svegliasse il secondo. La verità, come spesso accade, sta forse nel mezzo, per quanto noioso questo possa essere: Frattesi e Asllani giocano poco perché non sono all’altezza di Barella e Calhanoglu, e la cosa è del tutto normale. La prosopopea moderna delle riserve che sono titolari non sempre regge: ci sono le categorie, diceva qualcuno. Se il poco spazio o l’eccessivo gap - ma non è facile trovare di meglio, si parla di ottimi giocatori: è che quei sono campioni - non sta bene a loro o all’Inter, questo è un altro discorso. Ma sia i mal di pancia che i processi sono eccessivi e non all’altezza di un’analisi semiseria della sconfitta e del momento.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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