Inter-Milan per giocare come al gatto col topo. Basta che non finisca alla Tom e Jerry

Inter-Milan per giocare come al gatto col topo. Basta che non finisca alla Tom e JerryTUTTOmercatoWEB.com
sabato 4 gennaio 2025, 23:35Editoriale
di Yvonne Alessandro

Partiamo subito con una premessa: sulla carta e senza giri di parole l'Inter parte favorita in finale di Supercoppa Italiana. 

Capiamoci: non è tutto già scritto e un derby secco per il primo trofeo stagionale è certamente una gara dalla natura imprevedibile.
Al di là dei riti scaramantici e delle preghiere da parte di chi si ritrova spaventato o minimamente preoccupato per il possibile revival di un derby passato e amaro, tuttavia, voglio riportare alla mente giusto qualche riflessione.

Un po' di sano ragionamento fa bene a tutti, per tenere il cervello allenato.

In primis: questo Milan è appena neonato. La recente nomina di Sergio Conceiçao e la semifinale vinta con la Juventus, col cuore ma anche tanta fortuna, non può automaticamente catapultare i rossoneri davanti all'Inter. Davanti a chi lavora da più di cinque anni a questa parte con un'ossatura d'acciaio e vincente, ritoccata sì nel tempo ma con solide colonne portanti rimaste per trionfare anche di fronte agli imprevisti o qualsivoglia minacce (finanziarie e sportive).

Facciamo un passo indietro e analizziamo questo 2-1 del Milan, benedetto in ciascuna situazione che ha portato ai due gol.
Entrambi catalizzati da errori individuali (fortuiti o meno) di giocatori della Juventus. Il primo per rigore provocato da un maldestro Locatelli all'inseguimento di Pulisic, che non aspettava altro che essere agganciato in area per avere il rigore che potesse riaprire la partita (poi bravo lui a battezzare la porta e bucare Di Gregorio, ci mancherebbe). Per non parlare del gollonzo sensazionale di Musah su deviazione accidentale e imprevedibile di Gatti sulla fascia destra e il portiere bianconero incomprensibilmente lontano dalla porta, con la palla del sorpasso rotolata clamorosamente in rete.

Perché parlo di benedizione per il Milan? Perché in fin dei conti quella con la Juventus è stata una semifinale equilibrata e decisa da episodi - estremamente favorevoli ai rossoneri -, con l'ago della bilancia rivolto verso i meneghini per il forfait all'ultimo secondo di Chico Conceiçao, che avrebbe anche potuto stravolgere la partita.
Contro la ciurma di Thiago Motta sono emersi i limiti dei rossoneri. Per certi tratti hanno sbracciato in lungo e in largo in campo per non farsi sommergere dai nuovi dettami di Conceiçao. Aggressività e pressing alto, un centrocampo a tre che ha cambiato gli equilibri della squadra - abituata al 4-2-3-1 -, con tanto di ripartenze veloci richieste ripetutamente ma da sgrezzare senza dubbio. Questi sono solo alcuni dei cambiamenti apportati praticamente da 4 giorni a questa parte dal nuovo allenatore del Milan. Mentre alcuni giocatori, in passato cardini imprescindibili, sono ancora dispersi nel vuoto. O forse nel tumulto generale dell'esonero di Fonseca. Basta chiedere a Theo Hernandez, ormai sempre più ombra di se stesso.

Dunque, torniamo a noi: vogliamo davvero mettere a confronto il Milan con l'Inter solamente perché ha ribaltato la Juventus?

Credo proprio non sia il caso. D'accordo, la vittoria in rimonta in semifinale di Supercoppa Italiana darà certamente fiducia ed energia al Milan, così come a Sergio Conceiçao. Perché un "buona la prima" fa sempre bene. Ma il Milan rimane comunque un cantiere aperto, con falle da tappare, alle prese con dei forti malumori generali. Specialmente da parte della piazza, delusa, che procura ulteriore pressione in casa rossonera. Totalmente l'opposto dell'Inter.

Onestà intellettuale, signore/signori.

Sette trofei tra Conte e Simone Inzaghi, tra cui il titolo di campioni in carica per tre volte di fila proprio in Supercoppa, la seconda stella appuntata sul petto e, ancora, una finale di Champions League dove il Manchester City ha faticato a vincere - lo ha ammesso tra le righe pure Guardiola -.
Mi fermo qui perché non c'è bisogno di fare la lista della spesa. 

Ma per curiosità: qualcuno ha tenuto traccia delle memorie recenti del Milan? Così, giusto per sapere.

E se il concetto non fosse ancora chiaro, mettiamoci anche il 2-0 senza storia contro l'Atalanta delle seconde linee - perché Gasperini nega ma aveva in testa il campionato e la corsa Scudetto -, oltre alla voglia matta di tutti i giocatori interisti di prendersi la vendetta per quel ko per 1-2 indigesto nel finale del derby casalingo a causa di Gabbia.
Più Simone Inzaghi che... beh, è già appollaiato e non aspetta altro che volare in picchiata sull'ennesimo trofeo. Con uno squadrone della morte in totale simbiosi tra compagni e allenatore (mentre si attendono novità sulla forma di Thuram). 

Non resta che capire se per l'Inter sarà come giocare al gatto col topo contro il Milan.
Oppure se sarà una partita alla Tom & Jerry.
 
Con il topolino marrone del corto americano che si diverte a scappare dalle grinfie del gattone grigio, impartendo strada facendo delle figuracce all'acerrimo rivale grazie a delle trappole astute.

Se Lautaro e compagni dovessero sottostimare le capacità in base all’apparenza, allora si ritroverebbero punto e a capo. Irriconoscibili per atteggiamento, a sbattere la testa proprio contro quella debacle di fine Settembre. A mani vuote e coi musi lunghi in un periodo cruciale dell'anno.

Però tutto lascia credere che l'Inter giocherà la finale armata fino ai denti. Da Bisseck a Inzaghi, il messaggio è stato lanciato.