Inter, un'intera stagione sul filo di un rasoio. Inzaghi pasticciere al doppio valico, e con due munizioni in più

Inter, un'intera stagione sul filo di un rasoio. Inzaghi pasticciere al doppio valico, e con due munizioni in più TUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 00:00Editoriale
di Yvonne Alessandro

Cinque derby persi non possono cancellare una stagione ai limiti dell'incredibile. E se è vero che l'Inter non ha ancora fatto nulla in questa stagione in termini di trofei riposti in bacheca, secondo la dannata logica del "risultatismo", uscendo dalla Coppa Italia e nel peggiore dei modi per mano del Milan, c'è un'altra analisi da porre all'attenzione. Una più ampia, che tenga conto dell'intero progetto e non solamente delle ultime due sconfitte di fila.

Ci rendiamo conto di quale capolavoro sia riuscito fin qui a Simone Inzaghi?

È una domanda rivolta a tutti i disfattisti di turno che pensano di doversi nascondere sotto il cuscino per evitare di sentire sfottò (alcuni sani, altri decisamente meno), critiche e quant'altro sulla squadra. Fermatevi, se potete, respirate e riflettete su questo intanto: l'Inter è l'unica italiana riuscita a qualificarsi agli ottavi di Champions League, e lo fa sistematicamente da quasi quattro anni. E ancora: è l'unica italiana che, fino a mercoledì, correva su tre fronti, ora su due, anche se qualcuno dimentica che in estate c'è sempre il Mondiale per Club.

Poi snoccioliamo qualche dato della stagione. Sapete quante partite ha perso l'Inter in campionato? Quattro. Su 33 giocate.
E l'unica pagina di sconforto in Champions League, ridotta in briciole con il Bayer Leverkusen, è solo un passaggio a vuoto, perché tanto ora stiamo parlando di semifinale contro il Barcellona e il resto sono parole al vento. Eccetto, ovviamente, gli otto clean sheet conquistati in Europa e i soli cinque gol incassati, per un equivalente di 0,42 a partita. Tutto, badate bene, tenendo presente il numero di match (51) disputati. Da far drizzare i capelli anche ai migliori atleti.

Dove voglio arrivare a parare? L'Inter non è infallibile, l'ho già detto e lo ripeto. Non può vincere tutte le partite segnate sul calendario come stesse giocando a tris su un foglio di carta stampata. Men che meno con una rosa falcidiata periodicamente da infortuni, con qualche dislivello tra prime e seconde linee ormai sotto gli occhi di tutti.

Eppure è ancora lì, sapete? La lotta scudetto certamente più aperta, a pari punti con il Napoli in un testa a testa che già si preannunciava logorante, ma l'Inter è prima, insieme a Conte. Mentre la Champions League è ancora tutta da giocare tra andata e ritorno. Dopodiché possiamo tranquillamente discutere del comportamento da dottor Jekyll e Mr Hyde dell'Inter tra i due tornei, che probabilmente non ammetterà nemmeno sotto tortura. Ma non si può negare che la stragrande motivazione di tutto questo, in tempi recenti, è l'impatto fisiologico, perché anche le più grandi (dal Barcellona al Bayern, fino al Real e al PSG) hanno avuto dei mezzi passi falsi durante l'anno, ma hanno sempre tenuto il muso in bella vista, in pole position. E l'Inter ce l'ha ancora.

Spesso, come ha detto anche Inzaghi, non vengono riconosciuti i meriti dell'Inter, da quel gruppo coeso che si è sacrificato costantemente in una stagione ben oltre i limiti dell'estremo. Come allo stesso Inzaghi, che ha saputo tenere l'asticella altissima, da formazione europea, abbracciando l'evoluzione e trasformandosi in un allenatore "pasticciere", in grado di dosare fino al milligrammo esatto — e senza ricetta — le energie di ogni giocatore a fronte di un calendario congestionato.

E sul filo di un rasoio sottilissimo l'Inter si gioca, una volta di più e con le energie da ricaricare, una grossa fetta di stagione tra Roma (domenica) e Barcellona (mercoledì prossimo). Due valichi da attraversare nell'arco di 72 ore. Da un lato possono affossare Inzaghi e la sua truppa, dall'altro invece scoprire un bagliore di speranza rinnovata per un’annata che può ancora finire in bellezza. Ora con due munizioni di scorta, arrivate — o per meglio dire tornate — nel momento del bisogno: Dumfries e Zielinski. Molto probabilmente non partiranno titolari in campionato, salvo casi eccezionali, ma sono abili e arruolabili, e avere due scelte in più di questo peso fa tutta la differenza del mondo. Con una potenziale arma d'assalto: Marcus Thuram, al momento, staziona nella "cella frigorifera" per essere scongelato e sguinzagliato in Champions League. 

Non proprio tutto come da piano meticoloso appuntato sulla lavagna da Simone Inzaghi.

Ma per raddrizzare la mira c'è ancora tempo, e ad oggi solo la Coppa Italia è perduta. Un dazio pagato dall'Inter, ad una condizione.

Lascio le deduzioni agli amici da casa.