Zambrotta: "Il Napoli è in testa, ma l'Inter rimane la squadra da battere"

Zambrotta: "Il Napoli è in testa, ma l'Inter rimane la squadra da battere"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Daniele Buffa/Image Sport
Oggi alle 09:38News
di Marta Bonfiglio

L'ex difensore e campione del mondo con l’Italia nel 2006, Gianluca Zambrotta, ha concesso una lunga intervista alle colonne de La Gazzetta dello Sport.

Come vede la lotta scudetto?

"L’Inter ha dominato la scorsa Serie A, quindi è la squadra da battere. Ma c’è il Napoli in testa, che senza le coppe può recuperare e preparare al meglio le partite. La Juve è lì vicina: ha fatto molto bene in Champions, ma in Serie A potrebbe fare meglio. Però può lottare per vincere lo scudetto".

Cosa l’ha colpita in questo inizio di stagione?

"Sicuramente l’Udinese e la Lazio, che con Baroni sta facendo un ottimo lavoro: sta bene, corre e gioca un ottimo calcio. Poi mi ha colpito la forza del Napoli dopo un anno disastroso post scudetto. Ha sbagliato al debutto, poi si è ripresa grazie al lavoro certosino di Conte: sarà una delle principali antagoniste dell’Inter".

E lei Antonio lo conosce bene…

"È stato il mio capitano alla Juventus quando sono arrivato e l’ho avuto in Nazionale: era già un trascinatore e un motivatore, un uomo spogliatoio. Era sempre sul pezzo e non voleva mai perdere. Queste caratteristiche le ha tenute come allenatore e cerca sempre di far uscire il massimo dai giocatori. Vedi Di Lorenzo, che voleva andar via e adesso…"

Ha citato la Lazio: alla Juve basteranno Yildiz e Vlahovic?

"Sarà una bella partita. La Juve è in emergenza totale e il periodo è complicato perché ci sono sette partite prima della prossima sosta. Però Motta è un ottimo allenatore: ho giocato con lui a Barcellona e poi lo sono andato a trovare quando allenava a Bologna. È giovane ma di grande personalità, non ha paura di portare avanti le sue idee e le sue scelte. Ti dice le cose in faccia e lancia anche i giovani, che è un bene per la Juve. E poi ha Vlahovic che era partito con difficoltà, ma ora si è ritrovato: a me piace molto. Yildiz è molto più giovane e ha bisogno di fare esperienza, però ha sicuramente qualità".

Dusan può fare una stagione da 30 reti?

"Spero per lui e per la Juve che arrivi a questi gol. A Lipsia in Champions League ne ha fatti due straordinari, da attaccante vero. Ha qualità da top, poi ha bisogno di tempo e di palle giocabili, sebbene lui se le procuri anche. Ma sì, può fare 25-30 gol".

Si aspettava questa Juventus?

"Ha perso qualche punto in campionato, ma in Champions League ha fatto vedere altre prestazioni. Nel calcio europeo ci sono squadre che vogliono giocare di più e trovi più spazi. In Italia è complicato trovarne, lo sappiamo, con difese forti e organizzate. Però subire pochi gol è un vantaggio, questo è fuori discussione. Tuttavia in campionato la Juventus dovrebbe cercare di vincere le partite con più scarto, per essere più tranquilla e portare a casa più risultati positivi. Poi è vero che la Juve di Allegri vinceva di “corto muso”...".

Com’era Motta al Barcellona, da calciatore?

"Era molto estroverso essendo brasiliano, un giocatore di grande qualità e intelligenza tattica. Da allenatore è completamente diverso: lo vedo più pacato, più tranquillo. Da calciatore era più… fumantino".

È stato sorprendente vederlo così presto in un top club? 

"Quando un allenatore è bravo, è giusto che vada in grandi squadre. È una sfida: ha ottenuto risultati importanti al Bologna, portandolo in Champions dopo tantissimi anni, ed è giusto che ora lavori per altri obiettivi con un club importante".

Si aspettava un Pierre Kalulu così?

"Sicuramente è stato bravo Giuntoli, che ha capito subito le qualità del giocatore e che poteva essere una pedina importante nella Juventus: può fare il terzino o il centrale, è un giocatore duttile con carattere e personalità, non molla mai ed è sempre sul pezzo. Non so quali siano stati i pensieri della dirigenza milanista, forse lo ha ceduto per questioni legate al mercato".

Con Bremer infortunato basta lui o serve un rinforzo a gennaio?

"Ci sono Gatti, Kalulu ed eventualmente Danilo che potrebbe giocare centrale anche se non è il suo ruolo. Però se la Juventus andasse avanti in Champions League potrebbe cercare un sostituto per dare una mano alla rosa e al reparto. Secondo me però dovrebbe recuperare Danilo: lo reputo importante per la Juventus, per personalità ed esperienza".

È rimasto impressionato dall’exploit di Andrea Cambiaso? 

"È una bella storia da raccontare, soprattutto ai giovani, perché è partito dalla Serie D e poi piano piano ha fatto il suo percorso fino alla Juventus. Non per forza devi passare dalla Primavera alla Serie A, ci sono giocatori come lui che con il lavoro, il sacrificio, l’entusiasmo e la passione sono passati dai dilettanti alla Nazionale. Cambiaso è un giocatore duttile, un valore aggiunto: fa bene a centrocampo e da terzino, così come più avanti. È un jolly che fa comodo, sia Thiago Motta che a Spalletti in Nazionale".

Le piace la nuova formula della Champions League?

"Sì! Con più squadre capita di vedere partite con sei o sette gol. La Uefa ha voluto spettacolarizzare un po’ la competizione, in più abbiamo cinque squadre italiane. Sarà interessante vedere la classifica alla fine del primo turno: non basta più vincere 1-0, ma serve fare più gol possibili e incassarne meno per una classifica migliore. Molto più spettacolare".

Le italiane che ambizioni possono avere?

"La Juve ha sempre vinto, ma è settima: questo è il discorso. Anche Inter e Atalanta hanno fatto un buon percorso, per il Bologna è invece il primo anno e quindi ci si può aspettare un percorso più complicato. Senza ombra di dubbio è purtroppo il Milan ad avere sbagliato: ha toppato completamente contro il Liverpool, mentre con il Leverkusen ha fatto un’ottima partita. Ora contro il Bruges ha una buona possibilità di fare punti".

È fuori dalla corsa scudetto?

"No, il Milan è sempre lì, tra alti e bassi. Aveva dato una svolta dopo il derby, ma con la Fiorentina ha giocato male: serve più continuità se vuole lottare per lo scudetto. Ecco, forse una vittoria in Champions League può dare morale anche in campionato".

Questa continuità passa anche da Theo Hernandez e Rafael Leao…

"Hanno avuto alti e bassi come tutto il Milan. Loro però sono i giocatori più importanti - insieme a Pulisic, Maignan e anche Fofana -, quindi sono la spinta che il Milan deve avere nei momenti difficili: quest’anno non hanno reso come ci si aspetta, devono essere più decisivi e continui".

Personalmente da chi si aspetta di più, tra loro due?

"Leao lo percepisco più sereno e tranquillo col Portogallo, ha detto che in nazionale si sente voluto bene e rispettato da tutti e questa cosa lascia un punto di domanda su quello che a oggi è nel Milan. Non si può pensare che da attaccante abbia segnato un solo gol: ha fatto diversi assist, ma per caratteristiche e importanza non può essere solo Pulisic il personaggio principale del Milan. Ci può stare la giornata dove non stai bene, però nelle altre devi essere sempre decisivo, entrare nelle azioni".