ESCLUSIVA - A tutto Filip Stankovic: "Julio Cesar, la Champions di papà ed il mio sogno: l'Inter"
La crescita di Filip Stankovic prosegue, decisa e lontana dai riflettori italici: il figlio di Dejan si sta facendo le ossa in Eredivise, dove è il portiere titolare del Volendam anche in massima serie, dopo esserlo stato nella scorsa stagione, quella della promozione. Minuti preziosi e abitudine a giocare in un calcio, quello olandese, che gli sta insegnando molto per come viene interpretato oggi il ruolo dell'estremo difensore.
La redazione de L'Interista ha contattato in esclusiva il giovane prospetto nerazzurro per conoscerlo meglio e per sapere come sta procedendo il suo percorso.
Filip, come sta andando questa seconda stagione al Volendam?
"Diciamo che non è iniziata nel migliore dei modi. Poi, dopo la sosta del mondiale, ci siamo ripresi e abbiamo iniziato a fare punti importanti. Dobbiamo restare concentrati ed andare avanti così perché è ancora lunga".
Ed a livello personale, dove ti senti di essere cresciuto?
"Penso di essere maturato tanto in campo ed anche a giocare con i piedi, ma si può sempre migliorare. Penso anche al fatto che mi arrivano tanti tiri ad ogni partita: mi ha aiutato a capire ed a sviluppare i miei punti di forza, ma anche ad individuare quelli, invece, dove c’era da lavorare”.
Il fatto di fare un’esperienza all’estero, dal punto di vista umano ti sta servendo?
“Tralasciando il calcio penso di essere cresciuto come persona in questi due anni, sì. Cambiare paese e lasciare casa mi ha aiutato a maturare come uomo".
Senti la vicinanza da parte dell’Inter, ti senti seguito dalla società nerazzurra?
"Molto, parlo spesso con l’Inter che di certo non fa sentire la sua mancanza: dopo le partite ricevo sempre messaggi che mi fanno molto piacere. E’ bello sapere che mi guardano e mi seguono”.
Il tuo sogno è quello di entrare a San Siro con la maglia dell’Inter, un giorno?
“Sì, il mio sogno è sempre stato quello da quando sono bambino. Abito attraccato allo stadio e dal mio balcone si vede perfettamente San Siro. Tante volte mi fermo lì a guardarlo e sognando il mio esordio con la mia squadra del cuore, l’Inter".
Sappiamo che il tuo idolo era Julio Cesar.
"Sì, fin da piccolo era lui il mio idolo: era impossibile non ammirare Julio. Sono cresciuto guardando le sue parate e lo conosco pure: è una persona straordinaria. Mi ricordo ancora quando da piccolo mi mettevo i guanti che mi aveva regalato: mi andavano grandissimi e li usavo agli allenamenti con l’accademia dell’Inter”.
Oggi il ruolo del portiere è molto cambiato. Come ti stai adattando a questo cambiamento?
“E’ vero, oggi il nostro ruolo è completamente cambiato. Diciamo che partecipiamo ad entrambe le fasi, sia difensiva che offensiva. A me piace il fatto di costruire da dietro, perché ti sentire molto di più parte integrante del gioco ed hai tantissima responsabilità. E’ anche tanto rischioso quindi bisogna stare attenti e lavorare tanto”.
C’è un portiere che osservi particolarmente nel calcio moderno?
“Adesso come portiere mi ispiro ad Handanovic: ho avuto la fortuna di allenarmi insieme a lui ed è incredibile, una macchina. E’ perfetto secondo me come portiere, mi ha aiutato tantissimo a crescere anche solo guardandolo allenarsi".
Nel 2010 eri in campo a San Siro a baciare la Champions vinta da papà. Hai mai sognato di poter essere tu, un giorno, ad alzarla con l'Inter?
"Ero lì in campo con mio padre ed i miei fratelli, tutti abbiamo baciato la coppa, insieme. Non mi ricordo bene la partita, ma il momento in cui sono sceso in campo ed ho baciato la coppa sì, è nitido nella mia mente. Forse da piccolo non mi rendevo conto di quello che aveva appena fatto mio papà, ora che sono giocatore vedo l'impresa che hanno fatto. Sarebbe un altro sogno vincerla".
Di recente hai assistito da vicino ad un bel gol di tuo fratello Aleksandar, con la Primavera. Che ne pensi di lui come centrocampista?
"Quando ho la possibilità di tornare vado sempre a vederlo, penso che sia un gradissimo giocatore. Ogni volta che torno lo vedo sempre più forte. Si vede che lavora tanto, anche se ancora deve impegnarsi duramente".
Ci hai detto in passato che lo stile del suo tiro ti ricorda quello di papà.
"E' vero, rispetto a papà hanno la stessa coordinazione ed è bello vederlo calciare. Però diciamo che sulla potenza c’è ancora un po’ di strada da fare. Se continua così avrà una carriera da fantasista e glielo auguro con il cuore".
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