Marotta continua a lanciare segnali d'aiuto, ma chi lo ascolta? Del romanticismo non frega più niente a nessuno, a volte nemmeno ai tifosi

Marotta continua a lanciare segnali d'aiuto, ma chi lo ascolta? Del romanticismo non frega più niente a nessuno, a volte nemmeno ai tifosiTUTTOmercatoWEB.com
lunedì 15 luglio 2024, 22:00Editoriale
di Patrick Iannarelli

Venerdì pomeriggio il rinnovo di Simone Inzaghi ha condizionato la conferenza stampa di presentazione della nuova stagione. Entusiasmo a mille, voglia di ripartire, come giusto che sia. Pochi però si sono soffermati sulle parole di Giuseppe Marotta riguardo alla situazione di stallo che riguarda il calcio italiano: "Nel nostro sistema calcio è importante che chi ne assume la leadership si assuma la responsabilità. Insieme, dobbiamo garantire a tutti il diritto allo sport e a giocare a calcio, tradurre in realtà quanto dice la nostra costituzione. Dobbiamo fare in modo che le generazioni più giovani portino beneficio al nostro sport, ciò anche in ragione delle nuove generazioni".

E poi ancora: "Il valore aggiunto di un club come l'Inter è di mettere in rete struttura e competenze, faremo tutto ciò che è in nostro potere per questo, auspico che il livello di tensione raggiunto nei tempi recenti tra le varie componenti del calcio venga risolto, speriamo che il dialogo prosegua in maniera positiva, con idee concrete per il rinnovamento di tutto il settore". Un chiaro messaggio d'aiuto che in pochi hanno colto: il calcio va cambiato, riformato, nel minor tempo possibile. Ne ha bisogno l'Inter, ne ha bisogno tutto il mondo del calcio italiano. 

Il campanello che arriva dal club campione d'Italia in carica dovrebbe far riflettere ancora di più un sistema che ha fortemente criticato la Superlega, ma che ha permesso a Fifa e Uefa di andare nella stessa identica direzione: per aumentare partite e spettacolo, per dare maggior intrattenimento ai propri tifosi, per aumentare gli introiti. Qualche rimostranza c'è stata, ma poca roba rispetto alla levata di scudi qualche anno fa quando una serie di club decise di dare una svolta. Nel bene o nel male.  

Nessuno voleva la Superlega, ma alla fine la Superlega è arrivata. Trentasei squadre nella nuova Champions, almeno due partite in più per chi si limiterà alla fase a gironi e tante, tantissime partite in più. Il mondo del calcio non voleva la Superlega - che poi protestavano squadre in Inghilterra che per anni e anni erano finite nel dimenticatoio salvo poi essere salvate dallo sceicco di turno -, ma alla fine la Superlega si è imposta sotto un altro nome. La fregatura? L'aver usato Champions nel nome. È un calcio che sarà ad uso e consumo dei ricchi, dei potenti: ce lo stanno dicendo col costo dei programmi tv, del merchandising. Entra chi paga di più, subito e meglio. Del romanticismo non frega più niente a nessuno. A volte nemmeno ai tifosi.

Bielsa lo ha detto qualche giorno fa, Marotta continua a far capire che così non si può più andare avanti. Ma nessuno ha voglia di ascoltarlo: questo è un dato di fatto, la capacità di uno dei dirigenti più competenti si limita alla MarottaLeague e alle prese in giro sui vari social. Peccato, gli argomenti ci sono e il nuovo presidente dell'Inter li sottolinea da mesi, azzerderei da qualche anno. Ma di sordi che non vogliono sentire ne è pieno il mondo. Altro che solide realtà, forse hanno ragione i tifosi della Lazio. Le solite fre..., vabbé avete capito, meglio salvaguardare la decenza. Quella poca che è rimasta alle facce di bronzo e a chi del calcio frega poco. Tifosi compresi.