Calhanoglu fa professione d'interismo, a Euro 2024 ecco lo 'stellone' di Spalletti
Ero già pronto per parlarvi dell’intrigo Calhanoglu, ma sarei stato giornalisticamente superato dall’Italia che a 7 secondi dalla fine ha trovato a Lipsia con Zaccagni il pareggio che le permette di restare ad Euro 2024 e di tornare a Berlino, non per una finale Mondiale come nel 2006, ma per un ottavo, che per come siamo messi di questi tempi non è poi così brutto. Inutile ora anticipare cosa potrà succedere con la Svizzera, che ultimamente ci ha giocato qualche brutto scherzo.
Tornando solo per un attimo all’Inter vedo i tifosi piuttosto tranquilli su Calhanoglu. Che Hakan possa essere tentato dall’idea di tornare in Germania, dove è nato, a Mannheim, 30 anni fa, da calciatore ormai affermato, rispetto a quando aveva lasciato Leverkusen è ovvio, ma credo a ciò che ha appena detto, ossia di voler continuare a vincere trofei con l’Inter. In ogni caso, ormai anche i più romantici hanno capito che i contratti durano finché non arriva per chiunque un’offerta irrinunciabile. E credo che anche i più tremebondi ormai abbiano capito che la dirigenza dell’Inter sa sempre quale strada scegliere per tenere la squadra competitiva, al di là della sostenibilità. A dirla tutta, sono le tifoserie rivali che, non avendo ancora nulla di serio da proporre da parte loro, pregano ogni giorno affinché l’Inter perda i suoi pezzi migliori.
Tornando alla Nazionale devo dirvi che sono comunque molto contento per Luciano Spalletti, mister bravo e fortunato. Di solito in questi casi si parla di ‘stellone’, nel senso di buona stella, perché uno può essere bravo finché si vuole, ma senza un po' di culo, per usare un francesismo, una partita a 7 secondi dalla fine non la raddrizzi. Poi Spalletti ha comunque anche il merito di aver chiamato, per ultimo tra l’altro, proprio Zaccagni e di averlo messo in campo.
Vi confesso che anche chi fa il mio mestiere, ossia quello di cronista, tenuto quindi ad attenersi ai fatti prima che alle opinioni, ha comunque le sue simpatie e io sono sempre stato un estimatore di Spalletti, inviso a molti ma non certo a me. So come lavora e che nei due anni all’Inter si è comportato sempre da grande professionista. Pochi sanno che pur avendo un fratello molto malato l’ultimo anno faceva la spola quasi ogni notte tra Appiano e la Toscana per correre al suo capezzale senza mai far pesare ad alcuno questa situazione, poi purtroppo conclusa con la scomparsa anzitempo dell’amato fratello Marcello.
Spalletti ha anche avuto a che fare con Icardi e Wanda Nara, che sono riusciti a smontare lo spogliatoio che lui tanto faticosamente aveva creato, ma chi sta fuori mica può saperlo e onestamente chissenefrega di lui. Chi segue l’Inter quotidianamente sa come sono andate le cose. Da interista sono talmente grato a Spalletti che quando il 2 maggio 2021 l’Inter conquistò aritmeticamente il suo 19° lo Scudetto con Antonio Conte in panchina, mentre mi precipitavo in scooter per documentare per la mia TV i festeggiamenti in Piazza del Duomo, malgrado il Covid, la prima telefonata la feci proprio a Luciano per ringraziarlo di questo Scudetto. Lui ovviamente, da par suo, si sottrasse ai miei complimenti dicendo che non lui c’era più e che i meriti erano tutti di Antonio Conte e dei ragazzi, ma io so che un pezzo di quello Scudetto è anche suo, perché dei successi raccolti dall’Inter negli anni successivi, Luciano Spalletti è stato la pietra angolare, colui che ha fatto capire all’intero ambiente che si poteva tornare a vincere. Quindi sono contento che con una Nazionale tecnicamente non certo indimenticabile, Spalletti sia ancora a Euro 2024.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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