Adriano: "La morte di mio padre mi ha cambiato. All'Inter ho conosciuto la depressione, da Seedorf..."

Adriano: "La morte di mio padre mi ha cambiato. All'Inter ho conosciuto la depressione, da Seedorf..."TUTTOmercatoWEB.com
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Oggi alle 06:30News
di Marco Corradi

Lunga lettera a The Players' Tribune e parole a cuore aperto per Adriano, che racconta la scomparsa del padre e quel momento che ne ha cambisto la vita: "Tutto quello che ho imparato da mio padre l’ho capito dai suoi gesti. Non ci facevamo grandi discorsi. Il vecchietto non era tipo da fare filosofia né da stare a fare ramanzine. La sua rettitudine quotidiana e il rispetto che gli altri avevano per lui era quello che mi colpiva di più. La morte di mio padre ha cambiato la mia vita per sempre. Ancora oggi è una cosa che non sono riuscito a superare"

A Milano le cose non sono state facili e l'attaccante svela di aver conosciuto la depressione: "Quando sono andato all'Inter il colpo è stato fortissimo durante il primo inverno. È arrivato Natale e io ero da solo nel mio appartamento. Faceva un freddo cane a Milano. Sentivo quella depressione che arriva nei mesi gelidi e grigi del nord Italia. Le persone tutte vestite di scuro. Le strade deserte. I giorni sono cortissimi. Il tempo umido. Non ti viene voglia di fare niente, caro mio. A tutto questo si aggiungeva la nostalgia di casa e sono stato davvero male".

Viene poi raccontato un aneddoto che coinvolge Clarence Seedorf: "Seedorf è stato davvero un grande amico. Lui e sua moglie hanno organizzato una cena per gli amici più intimi e mi hanno invitato. Sai, quel tipo ha uno stile che spacca. Immagina la cena di Natale a casa sua. Una raffinatezza da paura. Era tutto bellissimo e buono, ma la verità è che volevo essere a Rio de Janeiro. Non sono rimasto molto tempo. Mi sono scusato, li ho salutati velocemente e sono tornato al mio appartamento. Poi ho chiamato a casa. Si sentivano le risate in sottofondo. La musica da ballo che le mie zie mettono per ricordare i tempi in cui erano ragazze era a tutto volume. Bastava sentire tutto quello rumore al telefono e mi sembrava di vederli lì davanti a me. Cavolo, mi sono messo a piangere subito.

Ero a pezzi. Ho preso una bottiglia di vodka. Senza esagerare. Me la sono scolata tutta da solo. Mi sono riempito di vodka. Ho pianto tutta la notte. Mi sono addormentato sul divano, di tanto che avevo bevuto e pianto. Ma era così, no? Cosa avrei potuto fare? Ero a Milano per un motivo. Era quello che avevo sognato per tutta la vita. Dio mi aveva dato l’opportunità di diventare calciatore in Europa. La vita della mia famiglia è migliorata molto grazie alla mia fatica e a tutto ciò che Lui ha fatto per me. E che anche loro hanno fatto per me. Quel prezzo, in fondo, era piccolo da pagare, rispetto a tutto ciò che stava succedendo e che sarebbe ancora successo. Ne ero consapevole. Ma non per questo mi è passata la tristezza".