Marotta e Lautaro: un pizzico di irritazione

Marotta e Lautaro: un pizzico di irritazioneTUTTOmercatoWEB.com
Oggi alle 15:51Editoriale
di Lapo De Carlo

In questi giorni di tensioni politico calcistiche  (durante le quali è ripartita Radio Nerazzurra) ha fatto piacere vedere Beppe Marotta rispondere all’intemerata di Antonio Conte e alla battuta puerile del presidente del Milan Scaroni. Per anni molti tifosi hanno chiesto alla società una maggiore forma di protezione, un atteggiamento più forte, robusto nella comunicativa, perché il silenzio elegante, per quanto apprezzabile, ogni tanto veniva percepito all’opposto, come una forma di debolezza.

Le parole di Conte sono state invece fuori luogo, espresse con il consueto tono accorato.
Fa sempre effetto vedere come il giochino della vittima sofferente per i torti subiti abbia riscontro in modo strumentale quando il personaggio ha maggior peso mediatico. La gag non tradisce mai, solo che questa volta Conte non ha utilizzato il sempre verde: “meritiamo rispetto” ma ha scelto di andare oltre, infischiandosene della coerenza e dando vita ad una polemica furba e strumentale.
Le sue parole: “A livello di logica il Var deve essere utilizzato per correggere gli errori. Ci stiamo trovando in una situazione affinché ci siano di nuovo retropensieri da parte di tutti
Da una parte la scelta di puntare su una causa che sta a cuore a tutti, chiedendo buon senso nell’utilizzo del Var e dall’altra evocando una regia occulta nell’utilizzo del Var e dunque facendo pensare che dietro ci sia una sorta di cospirazione o interesse politico o non si sa cosa.
Il fatto è che una buona parte dell’informazione ha caldeggiato la guerra santa di Conte e ha aperto dibattitti sul Var, come se davvero il Napoli avesse subito un autentico torto e l’esito fosse stato condizionato dal rigore.
Hanno dovuto pensarci i tifosi dell’Inter a sostituirsi a chi non ha ricordato subito al tecnico che la settimana prima aveva beneficiato di un fallo molto dubbio in Empoli-Napoli, terminata 1-0 proprio grazie a quel rigore. Nemmeno un decimo delle polemiche che si sono sentite in questi giorni e soprattutto non una parola da parte del tecnico. E’ chiaro che la sua campagna non era davvero rivolta all’utilizzo del Var, ma a mandare messaggi trasversali.

Il fatto che Marotta, sollecitato dai giornalisti, abbia risposto è raro. Lo stile del presidente è rimasto sobrio e il timbro della sua voce non tradiva un particolare nervosismo, che abbia risposto in modo netto è la vera novità. Sostenere che "Conte è persona intelligente e grande comunicatore. Ha il suo obiettivo quando parla” implica un messaggio chiaro e netto.
Poi è arrivato il presidente del Napoli che, con un comunicato bizzarro, ha detto “A Los Angeles ho letto alcune dichiarazioni fuori luogo da parte di Giuseppe Marotta. A detta della stragrande maggioranza degli osservatori, il rigore di Inter-Napoli non c’era”.
Tenerci a riferire che si trova negli Stati Uniti usando il “sentito dire” per affermare un concetto non è il massimo della comunicazione.
Tra l’altro le possibilità di affermare dei principi ci sono ma a settembre si è tenuto un vertice tra arbitri e allenatori, nel quale il designatore arbitrale, Gianluca Rocchi ha risposto a varie domande, tra le quali quelle del presente Simone Inzaghi. Chi non c’era? Antonio Conte, che ha mandato un collaboratore.


Marotta ha risposto anche a Paolo Scaroni in riferimento alla battuta: “"Diciamoci la verità, a Milano c'è soltanto una, vera squadra e io ne sono presidente. Un'emozione incredibile".
L’affermazione è volontariamente puerile, tanto grossolana da non poter essere presa sul serio. Tanto più che replica è stata salace ma divertita: “Sulla mia cravatta ci sono due stelle, auspico che presto possa raggiungerle anche il Milan..."
Se le polemiche fossero sempre queste il calcio sarebbe molto più divertente, o comunque innocuo nelle sue espressioni.

Chiusura per Lautaro che ha risposto duramente ad un tifoso che lo ha rimproverato di essere partito con la sua Nazionale, ricordandogli chi lo pagava.
Stupisce la reazione dell’attaccante ma chi scrive sui social ha questa stolida convinzione che il tono sprezzante, insolente, maleducato o provocatorio sia “normale”.


Amala