Le bugie di Simone Inzaghi: forse non aveva tutti i torti
I cannoni erano puntati, prima di Inter-Arsenal: la formazione vista in rifinitura alla vigilia e poi confermata prima del big match di San Siro faceva discutere non poco. Sì, Simone Inzaghi, che solo tre giorni prima giurava di pensare a partita dopo partita schierando il miglior undici possibile contro il modesto Venezia, evidentemente un pochino mentiva e in campo europeo era pronto a permettersi il lusso di fare ben 5 cambi all'undici titolare, nonostante il valore dell'avversario inglese non invitasse a dormire sonni tranquilli.
Fuori Bastoni, Dimarco, Barella, Mkhitaryan e Thuram: è ufficiale, una piccola bugia al tecnico nerazzurro è scappata. Troppo importante il big match contro il Napoli di domenica. Nella conferenza della vigilia aveva fatto intendere che le sue scelte non fossero dettate da una sottostima dell'Arsenal, ma dalla necessità di alleggerire giocatori che fino a qui avevano tirato la carretta e che oggi non sono così freschi, vedi lo stesso Bastoni. E questa no, non è affatto una bugia. Però rimane la scelta forte e inusuale, un esempio: all'estero, in un noto programma della CBS, Henry e Richards si chiedono persino se non sia irrispettoso per l'avversario cambiare così tanto.
Cannoni puntati si diceva: un turnover così evidente ti espone inevitabilmente a critiche, se poi va male. Invece no, fin dai primi minuti è stato chiaro a tutti che l'Inter questa Champions League non solo non la prende sottogamba, ma anzi la azzanna con quella cattiveria e determinazione che raramente si è vista fra i confini nazionali in questo avvio di stagione.
Inzaghi parla spesso di voler costruire sempre più una rosa di 22 titolari. Beh, magari non siamo a 22, ma come non riconoscere al Demone che il suo lavoro stia portando tante riserve a rendere quanto i titolarissimi ed in generale alla crescita di molti singoli? La prestazione di Bisseck di questa sera è il manifesto di questo lavoro che porta avanti da 3 anni e mezzo e che spinge tutti a crescere. Calhanoglu e Dimarco sono le sue opere d'arte in tal senso. Ma anche qui, quella che può sembrare una bugia per giustificare il turnover massiccio, magari non era una cosa così insensata. E si badi bene che la rosa nerazzurra è lunga, ma non così lunga, non in tutti i ruoli. Se riposa Pavard e gioca Bisseck è un conto, ma se manca lo stesso Calha, abbiamo visto come cambi la sinfonia, come logico d'altronde.
Tanto per gradire: mai l'Inter aveva infilato 4 clean sheet consecutivi in Champions League. Non male per una squadra che da settimane è criticata per la sua fase difensiva e che in questo percorso ha già incontrato squadroni come City e appunto Arsenal.
Inzaghi s'è meritato del credito insomma: sarà inusuale vedere una big ruotare i big proprio in Europa, ma che si può dire ai nerazzurri, che per punti conquistati fin qui sono secondi solo al Liverpool? Due piccioni con una fava: domenica contro il Napoli, diversi titolarissimi arriveranno all'appuntamento senza essere stremati, grazie alla scommessa vinta dall'allenatore.
Un ultimo appunto: possiamo parlare del fatto che nel secondo tempo contro i Gunners si sia sofferto molto, ma con che spirito lo si è fatto? Con quale ritrovata attenzione nei dettagli? Questo match conferma ancora una volta che si può parlare per ore dei problemi in difesa piuttosto che nella manovra in alcune partite, ma che la risposta vada ricercata soprattutto nella testa dei giocatori appare solare. Perché quando questa Inter è al 100% concentrata, motivata e determinata a portare a casa il risultato, difficilmente si fa mettere sotto o rimontare. Da chiunque in Europa.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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