Tifo prima l'Italia che l'Ital-Inter. E il Milan non ha nessun giocatore convocato

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martedì 18 giugno 2024, 23:02Editoriale
di Gian Luca Rossi

Sono sempre stato orgoglioso di essere italiano, fiero del mio Paese, malgrado spesso non manchino i motivi per arrabbiarsi con chi lo rappresenta, a volte assai indegnamente. Ma nell’animo resto un Patriota, parola che oggi non va più di moda, anche perché spesso strumentalmente associata a immense stupidaggini politiche. Non mi vergogno di dirlo e di scriverlo: sento molto il concetto di Patria, ovviamente anche quando si gioca a pallone. Parla la mia storia personale, che mi ha visto decidere di rendermi utile al mio Paese come Ufficiale Riservista dell’Esercito per almeno un decennio, finché l’età me lo ha permesso, dopo il Servizio Militare, che ai miei tempi era obbligatorio. Ci tengo a precisarlo in un’epoca in cui c’è pure chi, anche per moda ignorante, bofonchia di non amare il proprio Paese, augurandosi a Euro 2024 l’Italia non vinca. Credo che in alcuni casi (sub)umani Madre Natura abbia già fatto quello che doveva, relegandoli magari al ruolo di mantenuti in casa di mamma e papà ben oltre i 40 anni.

Invece io quando gli azzurri scendono in campo per un Europeo o per un Mondiale, tifo smodatamente per loro e dimentico in un attimo l’Italia dei Comuni, ossia dei club calcistici, sui quali ci affrontiamo a colpi di sfottò ogni stagione. Avendo girato parecchio il mondo e continuando a girarlo, un po’ per lavoro e molto per passione, mi riscopro orgoglioso ogni volta che incontro un italiano che all’estero ce l’ha fatta: è stimato e rispettato, negli Stati Uniti come in Australia, in Europa come in Sudamerica o in Africa.

Per me quando attacca l’Inno di Mameli c’è solo l’Italia e gioisco allo stesso modo se segna uno della Juve, della Roma o dell’Atalanta. Con questo non nego di essermi sentito fiero pure da interista nel rileggere il tabellino di Italia-Albania 2-1, la nostra gara d’esordio vinta con qualche patema nel finale, perché, nel bene o nel male, han fatto tutto quelli dell’Inter: dalla rimessa laterale suicida di Dimarco, che ha regalato agli avversari dell’Aquila bicefala il gol più veloce incassato dalla nostra Nazionale nella sua ultracentenaria storia, al pareggio di Bastoni, fino al gol-vittoria di Barella, senza contare il palo le occasioni di Frattesi.

Manca Acerbi per infortunio ma con Bastoni, Dimarco, Darmian, Frattesi e Barella, c’è un blocco Inter nella Nazionale di Spalletti a Euro 2024, che difficilmente bisserà il trionfo già sorprendente di quattro anni fa firmato da Roberto Mancini con una Selezione comunque sulla carta più completa dell’attuale.

Quindi non dimentico di essere interista ma, al di là del piacere di vedere tanti nerazzurri in campo, ribadisco ancora una volta di tifare per l’Italia, ben prima che per l’Ital-Inter. Ad Usa ’94 ricordo per esempio la delusione per la finale persa ai rigori dall’Italia di Arrigo Sacchi contro un Brasile non irresistibile: lì dominava il blocco Milan con Albertini, Donadoni, Massaro, Maldini, Baresi e Costacurta e ho tifato per tutti loro. E prima ancora Spagna ’82, il Mondiale vinto da Bearzot, dove c’era una Nazionale leggendaria costruita attorno al blocco Juve con Zoff, Gentile, Cabrini, Scirea, Tardelli e Rossi, tutti titolari inamovibili.

Insomma, se c’è un blocco nerazzurro nell’attuale Nazionale è perché si è lavorato alla grande nel club, dopo aver scelto, in evidente controtendenza nel nostro calcio, di puntare comunque su qualche italiano in più, cosa che non hanno fatto altri, tant’è che il Milan, a questo giro, sorprendentemente non ha neppure un convocato nella nostra Nazionale.

In ogni caso, per questa volta, ben prima di viva l’Inter, viva l’Italia.