Thuram: "Inter miglior squadra italiana, facile inserirsi. Inzaghi mi aiuta. E Lautaro..."

Thuram: "Inter miglior squadra italiana, facile inserirsi. Inzaghi mi aiuta. E Lautaro..."TUTTOmercatoWEB.com
© foto di www.imagephotoagency.it
mercoledì 19 febbraio 2025, 15:14Primo piano
di Marco Pieracci

Intervistato in esclusiva da Cronache di Spogliatoio, il numero 9 dell'Inter Marcus Thuram ha affrontato diversi argomenti. A partire dal rapporto con il padre Lilian: "Io guardo tutte le partite con mio padre, dopo le partite ogni volta le devo rivedere con lui per capire quando ho fatto bene e quando male. Penso che mio papà abbia esagerato dal lato opposto per equilibrare, a volte è stato più duro di quanto avrebbe dovuto essere per riequilibrare questo modo di vivere. E ha funzionato. In cosa era molto severo? Su piccole cose a casa, non posso dirle, sono cose private. Era un padre con cui sapevi di non dover scherzare. Dovevi fare le cose giuste e bene. Era duro".

La prima volta a San Siro

"Avevo la conferenza il giorno prima di Inter-Borussia Monchengladbach, quando giocavo in Germania. Io dimentico sempre tutto e ho dimenticato il passaporto. Avevamo la mascherina perché c’era il Covid. Il mister entra e io ero in un’altra macchina, sono arrivato dopo. Quando provo a entrare mi chiedono il passaporto. Allora ho tolto la mascherina pensando ‘Forse mi riconosce’. Niente, mi guarda e chiede: ‘Passaporto’. Allora l’unico modo che avevo era cercarmi su Google".

Le scarpe di Messi

"Quando sei bambino e tuo padre gioca a calcio, entri negli spogliatoio e vedi Ronaldinho, Henry, ma tu sei bambino, per te sono amici di tuo padre, non sono giocatori super famosi perché li vedi tutti i giorni. Anche mio padre, non lo vedo come Lilian Thuram, è mio padre. Se Messi mi dà le scarpe è un amico di mio padre che mi ha dato le scarpe. Gioco e dopo lui mi dice: ‘Tienile per la prossima volta’. Quando sono andato a Parigi, sono andato in allenamento, ho messo le scarpe e un mio amico è impazzito: ‘Hai le scarpe di Messi’. Allora gli ho detto ‘Tienile se le vuoi’ e gliele ho date. Qualche anno dopo gli ho spiegato la storia e me le ha rimandate. Dopo certo, giocare a calcio tennis con Ronaldinho pensandoci è incredibile, ma quando ero piccolo lo facevo senza capire quello che succedeva".

Buffon

"Quando era al Parma con mio padre volevo essere portiere e fingevo di essere Gigi Buffon. Poi quando lui era al PSG e io ero al Guingamp, ho giocato contro di lui. Cannavaro? È molto amico di mio padre. Lo sento spesso, ora è allenatore, ha vinto contro il Milan. Lo chiami nonno? Sì (ride, ndr). Dopo ogni partita in cui faccio gol o assist mi scrive e dice che non gioco contro veri difensori, che se avessi giocato contro di lui non sarei passato. Io non penso, se avessi giocato contro Fabio sarebbe stato difficile per lui. Henry? Con lui parlo sempre, sul calcio è allo stesso livello di mio papà".

Il ruolo nello spogliatoio

"Sì è vero, sono spesso ‘preso bene’. Provo a essere la gioia del gruppo, ma non sono l’unico a farlo: siamo un gruppo di ragazzi molto bello che amano veramente giocare a calcio. Sono nato contento, perché fin da piccolo ho avuto una vita bellissima. Non ho motivo per non essere contento, anche se a volte succedono delle cose che ti fanno arrabbiare ma non puoi controllare. Se devo fare un riassunto della mia vita, è bellissima. La mia famiglia? Tra mio babbo e mia mamma il più gioiosa è mamma. Cosa fa lei? È a casa, dorme. Io sono come lei, ride sempre e ride forte: è uguale. Khephren invece è più simile a papà".

L'inserimento nell'Inter

"Non penso sia difficile integrarsi in una squadra che ha appena fatto una finale di Champions League. Io prima di arrivare in Italia avevo visto che non avevano vinto il campionato, ma quando vedi la rosa dell’Inter e il gioco che fa, puoi dire da fuori che sia la miglior squadra italiana. Arrivando in una squadra così… penso che si debba essere stupidi, più che intelligenti, per riuscire a giocare con loro. Entrare nel gruppo sì, ma io sono uno semplice: arrivo, rido e voglio solo giocare a calcio, non chiedo tante cose. Ma giocare con questi calciatori, se capisci un minimo di calcio non è difficile".

Il rapporto con Inzaghi

"Avere un allenatore ex attaccante mi aiuta perché essere attaccante aiuta a capire alcune posizioni che solo un attaccante può capire. Ha un legame speciale con i suoi attaccanti, con lui fanno spesso bene, anche alla Lazio".

Il feeling con Lautaro

"Se gioco meglio con un'altra punta? Sì, per me è più facile, soprattutto se è Lautaro, non so con un altro attaccante se avrei fatto bene così. Lauti ama fare cose che io non faccio e viceversa. Con la Francia ho fatto un po’ più fatica perché è un modo diverso di giocare. A inizio stagione ero più in area, giocavo più da 9. Ora mi sono un po’ riequilibrato con Lauti".

Mbappé e Kolo Muani

"Mbappé mi piace molto prenderlo in giro, ogni volta che posso. Io ero alla scuola calcio di Clairefontaine. Io sono ’97 e lui ’98, è arrivato quando io ero al secondo anno. Io avevo 14 anni, lui 13. È sempre rimasta questa cosa di prenderlo in giro. Se lui prende in giro me? Non può. Lui non può, io sono al secondo anno, ho un anno di più, è rimasto questo legame tra primo e secondo anno. Kolo Muani? Dopo l’errore nella finale 2022 nessuno gli ha detto niente: succede, si sbaglia, non c’è niente da dire. Non è che lo ha fatto apposta. Penso che quando perdi a volte vorresti buttare tutto nella tristezza, ma succede a tutti di perdere".

Idolo Benzema

"Benzema è ancora uno dei miei calciatori preferiti. Quando sono entrato in nazionale non c’era ancora, poi è tornato per gli europei 2021 durante il Covid ed ero sempre con lui. Prima io giocavo da esterno e questo è il 3 anno che faccio da punta: lui mi ha aiutato tantissimo, mi ha anche fatto capire che non devo cambiare il giocatore che sono perché occupo un altro ruolo. Quindi di continuare a scendere e svariare da destra a sinistra. Però farlo è più semplice avendo Lautaro perché so che lui sarà sempre in area. Se gioco da solo e scendo a prendere la palla andando sulla fascia, poi per chi crosso? Io voglio giocare come lui nel ruolo di numero 9. Weah invece forse l’ho incontrato da piccolo ma non ho un legame diretto con lui. Fortissimo. So che Khephren gioca con suo figlio".

La festa scudetto

"Se chiudo gli occhi cosa mi viene in mente della festa scudetto? Il Duomo pieno. È la cosa più bella. Siamo arrivati dopo 17 ore di pullman in giro per Milano, stanchi. Ho visto il Duomo pieno e ho detto ‘Ok, abbiamo fatto qualcosa di speciale".