C'è un problema. La buona notizia è che ora si può ammettere

Il primo passo per risolvere un problema è riconoscerlo ed ammettere che esso esista. Ecco perché le parole di Henrikh Mkhitaryan (apriti cielo: qualcuno dice quello che pensa) che tanto hanno fatto discutere, personalmente le ho accolte come una lucida autocritica rispetto ad una cosa che da fuori si poteva intuire da tempo. Ma che per qualche motivo, sembra che quasi a dirlo si facesse lesa maestà.
Forse per il fatto che dopo uno scudetto vinto in quel modo nessuno volesse passare come quello che non vedeva l'ora di criticare. E poi perché l'Inter ha abituato che quando deve reagire sa farlo in maniera furiosa e vigorosa. Non voglio fare riferimenti troppo vaghi, ma limitandosi ad ascoltare giornalisti, addetti ai lavori e gli stessi tesserati il mantra che andava per la maggiore sembrava essere quello che andasse tutto bene a prescindere da questo o quell'inciampo.
D'altronde è normale che dopo i pareggi contro Genoa e Monza si desse credito ai Campioni d'Italia: il campionato era appena iniziato e qualche distrazione era comprensibile. Così come dopo il ko nel primo derby: sono anni che l'Inter li vinceva sempre, mica si poteva andare avanti all'infinito. 4-4 con la Juve? Partita matta, succede una volta su un milione in effetti. Poi Leverkusen, serataccia episodica arrivata però dopo un grande cammino europeo fin lì. Altro derby perso, in Supercoppa: qui qualche nervosismo trasale tanto è vero che sia Inzaghi che Barella parlano di "troppe critiche", una volta che l'Inter si è rialzata qualche giorno dopo a Venezia. Il 6 febbraio serve un pesante 3-0 a Firenze per far alzare qualche sopracciglio in più.
E dopo la sconfitta con la Juventus, ecco che si è arrivati a poter dire in maniera conclamata che sì, l'Inter quest'anno mostra qualche crepa, per diversi motivi e che dirlo evidentemente non è per voler parlare di "crisi", per gettare fango, o per disfattismo, ma per pura cronaca. E le parole di Mkhitaryan semplicemente sono sincere nell'ammettere che ogni tanto questa Inter si piace un po' troppo e dia per scontato di poter arrivare a vincere certe partite.
Questo non significa che l'Inter non possa ancora vincere, magari su tutti i fronti, perché se c'è una squadra che può pensare per esempio di andare nella tana del Napoli ad imporre la propria volontà beh, quella è proprio l'Inter. Ma oggi ci troviamo a dover parlare di quelle cose che non vanno, perché ce n'è qualcuna, senza voler fare processi.
Le proprie certezze l'Inter le ha iniziate a costruire da quel finale di stagione nel 2022/23 che ha portato ad una finale di Champions che grida vendetta. E da quell'amara serata Lautaro e compagni hanno portato sul campo un intento chiaro e forte: vincere ad ogni costo.
Questo atteggiamento si è visto quest'anno a fasi alterne, soprattutto dopo aver ricevuto qualche schiaffo e quando dunque è tornata l'esigenza di dover dimostrare. L'ultima volta che si è visto è stato contro la Fiorentina a San Siro: non sarà stata la miglior partita, ma quella sera l'Inter è sembrata non voler sentir ragioni, che si trattasse di traverse, rigori contro e quant'altro.
Nonostante ci siano tanti grandi giocatori in rosa, non essendoci gente che vince le partite da sola, alla Vinicius o Yamal, per dire, se questa squadra non va al massimo, può incappare in qualche difficoltà e poi fatica ad uscirne.
E non è solo un fatto mentale ovviamente. L'elenco delle cose migliorabili va dalla maggior vulnerabilità nella fase difensiva (i gol subiti superano già tutti quelli presi nella passata annata) all'incapacità di gestire il risultato una volta in vantaggio, fino allo scarso rendimento di molte fra le seconde linee, soprattutto in attacco. Tema quest'ultimo che diventa primario quando iniziano a sommarsi i tantissimi impegni e gli infortuni. Poi c'è la gestione del match quando il piano-A non funziona, qua Inzaghi qualche responsabilità ce l'ha (come sul resto). Così come ne ha la società: che ci siano dei paletti da rispettare è noto, ma è un dato di fatto che qualche ritocco in più a gennaio potesse servire. C'è infine il tema del rendimento delle stelle, dalle quali l'Inter non può prescindere, ma per diverse ragioni in questa prima parte di stagione qualcuno si è assentato in certe fasi.
I processi servono a poco perché l'Inter è in corsa per tutto ed ha il destino nelle proprie mani. Smetterla di ricordare le giustificazioni che possono aver portato ai passi falsi e smetterla di preoccuparsi se le critiche ricevute siano giuste o meno è forse il primo passo per chiudere le falle, che ci sono.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
Direttore Responsabile: Lapo De Carlo
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione n. 18246
© 2025 linterista.it - Tutti i diritti riservati