Calvarese: "Gli arbitri non sono scarsi, ma impreparati. Da questo nascono paura ed errori"

Calvarese: "Gli arbitri non sono scarsi, ma impreparati. Da questo nascono paura ed errori"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Matteo Gribaudi/Image Sport
martedì 12 novembre 2024, 13:12News
di Marco Corradi

Nel suo editoriale per Tuttosport, Gianpaolo Calvarese analizza la difficile stagione arbitrale con parole concilianti: "In queste prime 12 giornate di Serie A, abbiamo visto decisioni sbagliate, altre addirittura incomprensibili, mancanza di uniformità. Le polemiche sono aumentate, si rischia l’anarchia tecnica. Ma dove sta il problema? Di chi è la colpa? Lo dico una volta per tutte: mi sono stufato di vedere addossata ogni responsabilità agli arbitri, di sentir dire che “sono scarsi”. Per arrivare in Serie A, tranne il caso raro dei talenti asso luti che nascono una volta ogni 30 anni, serve sempre una trafila di almeno dieci anni di sacrifici, studio, impegno. No, i nostri arbitri non sono scarsi"

Ma allora dov'è il problema: "Ciò che manca, come ho ripetuto spesso, è la formazione tecnica. Lo si capisce andando a riascoltare l’audio di La Penna, Var di Atalanta-Udinese: non sento parlare di un braccio, quello di Hien, che va verso il pallone e non viceversa; non sento parlare di un arto che si alza mentre l’altro rimane fermo, perché il difensore sa che il pallo ne passerà lì; non sento parlare del fatto che il pallone non viene deviato ma arriva da lontano. Incredibile come si analizzi l’episodio con superficialità, senza partire dal punto di contatto (ho sentito parlare di «spalla»). Anche quando giustamente non si interviene, come in Inter-Napoli (un rigore che sarebbe stato meglio non fischiare, ma che sicuramente non è da VAR, come quello di Empoli-Napoli), emerge la confusione, ci sono le proteste: dice Conte che il VAR interviene solo quando conviene".

Il focus dunque passa sulla preparazione: "Ho molti ricordi di episodi al limite, sui quali il designatore tracciava una linea chiara: dalla volta successiva, tutti facevano come aveva detto lui. Il rendimento arbitrale è la cartina di tornasole dei formatori. Se in un turno di campionato un certo contatto viene fischiato e la domenica successiva no; se uno step on foot viene sanzionato col giallo una volta sì e l’altra no; se in TV chi dovrebbe insegnare usa espressioni che poco hanno a che fare con l’arbitraggio, l’unico effetto è la confusione. Un arbitro confuso, o indeciso, è un arbitro che sviluppa un sentimento di paura. Io in campo mi sentivo forte quando studiavo. Oggi questa chiarezza tecnica manca, è evidente: si è pensato di sopperire standardizzando, semplificando, ma si è soltanto complicato il tutto".