ESCLUSIVA - Pizzigoni: "Vi racconto Adeyemi e Julian Alvarez"
"L’unica cosa che non manca in questo mondo sono i giocatori": a dirlo fu il d.s. della Lazio, Igli Tare in una intervista rilasciata a Sportmediaset. Giocatori che bisogna però saper andare a scoprire, scegliere, inserire, valorizzare, magari aspettare. Una premessa necessaria per parlare, assieme al giornalista Carlo Pizzigoni, di diversi talenti di sicuro prospetto che sono stati accostati all'Inter in questi giorni. Su tutti: Karim Adeyemi (Salisburgo), Julian Alvarez (River Plate) e Facundo Torres (Peñarol).
"Tanti giovani" - spiega Pizzigoni - "si conoscono bene, le loro caratteristiche sono note. Adeyemi è un nazionale tedesco, per dire. Le loro caratteristiche però devono essere tutte introdotte in un concetto di squadra. Non è questione, quindi, di capire se uno è forte o scarso, come va di moda fare: non serve a niente, sono tutti buonissimi calciatori, di potenziale. Bisogna piuttosto vedere come vengono inseriti, in quale squadra vanno a giocare, quali compiti gli vengono chiesti, le tempistiche, chi vanno a sostituire. Queste sono tutte situazioni che bisogna cogliere".
Riguardo Adeyemi, il giornalista spiega: "E' un tipico prodotto da squadra della Red Bull: fatto crescere lì, nella squadra B che è il Liefering. E' un giocatore che si è affermato nel tempo affinando le sue caratteristiche. Sa attaccare bene la profondità, ha un buonissimo cambio di ritmo, velocità, vede la porta. Quello che sta perfezionando è la capacità di associarsi alla squadra. Una cosa che sta mostrando sempre di più. Poi il Salisburgo sta stupendo in questa stagione in Champions: una squadra giovane e frutto di questo settore giovanile. Ci sono tanti giocatori interessanti e lui è fra questi, un attaccante dall'elevato potenziale".
Julian Alvarez invece, sembra essere un gradino sopra gli altri: "Sa fare tutto, come tanti attaccanti che escono dalla scuola del River. Julian Alvarez è qualcosa di più completo. Ha anche due anni in più di Adeyemi. La prima volta che l'ho visto mi ha ricordato un po' il primo Higuain, quello che debuttava e cambiava le sorti del Superclasico. Questo perché prima il Pipita svariava molto di più ed era molto bravo nell'associarsi ai compagni, a conoscere i tempi di appoggio, quando andare nello spazio, quando smarcarsi. Sa adattarsi perfettamente alle situazioni di gioco. Sa trovare la porta, nelle ultime partite con il River ha segnato con continuità. Sa muoversi negli spazi, può giocare sotto punta, da seconda punta, si può adattare sull'esterno, può fare anche l'attaccante centrale, anche se non è ancora propriamente il suo, ma sa giocare spalle alla porta. E' qualcosa di più degli altri e questo lo deve alla scuola del River ed all'incrocio con Gallardo".
Dall'Uruguay infine, brilla il talento del Peñarol, Facundo Torres: "E' un altro giocatore molto interessante, un giocatore diverso, non è un vero e proprio attaccante. Anche qui, quando ci si chiede se può valere una grande, bisogna vedere in quale prospettiva: per metterlo in quale contesto? Se è per fargli fare la quinta punta... Dipende poi anche dalla mentalità che hanno gli allenatori che trovi. Tutte le società dovrebbero avere un progetto che raramente vedo, fatte salve eccezioni come l'Atalanta, per esempio. E' un discorso che coinvolge il costruire un modello, altrimenti tutti questi giocatori vanno bene e sono sicuramente di alto livello".
Ed a proposito della mentalità degli allenatori, Pizzigoni si sofferma a parlare del percorso che l'Inter sta facendo con Inzaghi, che da Conte ha ereditato una squadra più consapevole delle proprie forze: "Le certezze che ha dato Conte a questa squadra e prima di lui Spalletti, sono state molto, molto importanti. Senza queste certezze non ci sarebbero oggi quegli sganciamenti dei braccetti che si vedono con continuità in questa stagione. E' importante anche la richiesta di Inzaghi, nel segno della continuità, ma partendo da queste basi, di certezza e fiducia lasciate da Antonio. D'altronde tutti beneficiano dalle esperienze precedenti. Guarda Dimarco: Juric lo ha inventato in quella posizione, che sente molto sua".
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