Lontano da San Siro è un'Inter minore
Si formano nuove idee e si prende coscienza di una nuova realtà dopo ogni sconfitta. Le vittorie rassicurano, e addormentano la coscienza critica, ma quando si perde come a Leverkusen la secchiata d'acqua è sufficiente a tirar fuori tutte le perplessità, le paure tenute sotto terra.
Forse ha ragione Bisseck quando dice che probabilmente in altre occasioni era andata bene, questa volta no e forse tutto si compensa. O forse no, perché non c'è alcuna legge divina che metta in atto questo scenario, ma rivela un dato di fatto. Con lo Young Boys è andata di lusso con quel gol trovato al 92° dopo una partita,pessima, con il Venezia l'Inter ha rischiato fino allo scadere, ma è normale avere un rendimento non elevatissimo in tutte le sfide ed è giusto aggiungere che, al culmine di una partita giocata senza brillantezza ma dominata a Genova, la squadra è stata da beffata da un rigore regalato dallo stesso Bisseck. Analisi impietosa dunque ma onesta nella lettura.
Avevamo proposto un tema legato alla forza dell'Inter, chiedendoci se fosse all'altezza delle più grandi d'Europa. La convinzione che sia così vacilla parecchio, per non dire che viene demolita da una prestazione tanto passiva, priva di energia mentale e fisica, priva di una vera giustificazione, se è vero che Inter-Parma non ha sottratto troppe forze e Lazio-Inter è in programma sei giorni dopo la Champions.
In questa stagione non ci sono stati grandi squilli. Le due partite più convincenti restano quelle con l'Atalanta, non ancora al livello di oggi e un Manchester City all'epoca lontano dalla crisi che avrebbe attraversato. Il vero punto di forza ad oggi è rappresentato dalla continuità di risultati, accompagnato da sussulti anche spettacolari ma episodici.
E' come se l'input fosse quello di non disperdere troppe energie.
In questi anni, tra Campionato e Coppa c'erano state partite che prima di Natale avevano impressionato, mostrando un potenziale formidabile, mentre in questa stagione il freno sembra tirato.
La predisposizione di Inzaghi è mutata e con essa anche il rendimento della squadra. C'è molto più turn over, più spazio per le seconde linee ma non tutti riescono a rendere con continuità.
Bisseck (ancora lui) è tra i più convincenti, al netto di qualche sbavatura, De Vrij ( se vogliamo considerarlo così) si sta rivelando fondamentale, mostrando quel livello che sembrava smarrito, Zielinski bene ma non benissimo. Bene averlo ma non è quello che ha giocato al Napoli. Frattesi è discontinuo ma, come già ricordato in altre occasioni, non è in grado di fare lo stesso lavoro di Mkhitaryan ed è preoccupante soprattutto in vista della prossima stagione. Taremi martedì sera ha fatto movimenti giusti ma non è solo la disciplina che gli viene richiesta e infatti gol non ne fa. Correa, dopo l'exploit di Verona non ha avuto modo di confermare la sua eventuale crescita. Se poi andiamo da Buchanan non è chiaro quale sia il vero livello ma, dopo un infortunio tanto grave, è improbabile possa mostrare tutto il suo talento.
Stiamo parlando di giocatori utilizzati parecchio, considerabili come "paratitolari" e sui quali si crea pure un dibattito ipocrita se vanno in panchina due partite consecutive senza entrare, vedi Frattesi.
La questione e' legata alle caratteristiche di una squadra che gioca a fatica se deve amministrare e vince solo se alza i giri, perché non ha naturalmente giocatori come Mbappe', Vinicius o Bellingham che risolvono le partite prescendendo dall'andamento.
Con la Lazio, squadra simile per proposta di gioco al Bayer, non basterà la voglia di reagire. In trasferta l'Inter è quasi sempre timida, ordinaria, modesta. Non serve essere solo attenti ma spregiudicati. La stagione è lunga ma serve più carattere, quel tipo di personalità che lontano da San Siro la squadra smarrisce.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
Direttore Responsabile: Lapo De Carlo
Iscritto al Registro Operatori di Comunicazione n. 18246
© 2024 linterista.it - Tutti i diritti riservati