ESCLUSIVA – Maicon fra ricordi, Mourinho ed un annuncio: “Calcio: ora basta"
Basta una parola: Colosso. La definizione che lo ha accompagnato nel corso delle esaltanti stagioni vissute all'Inter è sufficiente per descrivere ciò che ha rappresentato per i tifosi nerazzurri Maicon Douglas Sisenando. "Mi piace quella parola" - afferma lui - "ricorda la forza e la roccia. Ed è così che mi vedo".
Nel corso dell'intervista esclusiva rilasciata alla redazione de L'Interista, il brasiliano spazia fra ricordi ed attualità, con uno sguardo dovuto al big match di domani sera fra Roma ed Inter (i due club italani nei quali ha militato in carriera) quando sulla strada dei nerazzurri si interporrà un certo José Mourinho: "Il mio secondo padre" - dice. Nonostante la firma indelebile lasciata nella storia della Beneamata però, la costante nella chiacchierata è una sola, ripetuta a più riprese: "Io non ho fatto nulla da solo, non sono stato un fenomeno: facevo solo parte di una grandissima squadra". Siamo sicuri che, sul fatto di non essere stato un fenomeno, ci permetterà di dissentire.
Maicon, ha ancora voglia di giocare a calcio?
"Non più, purtroppo. Voglio ringraziare molto il Sona ed il suo Presidente, perché mi hanno permesso di giocare ancora in Italia e per il contributo che mi hanno dato. Ma non mi va più di giocare perché vedo che non riesco più a fare quello che facevo una volta, le mie discese sulla fascia sai...".
Si è emozionato a vedere l'Inter tornare a vincere dopo tanto tempo lo Scudetto?
"No, ma solo perché noi ne vincemmo 5 di fila (ride, n.d.r). Scherzi a parte, sono stato molto contento per l'Inter ed i suoi tifosi, Conte è stato impressionante, ha fatto un lavoro pazzesco per riportare in alto i nerazzurri. Vedere Handanovic alzare il trofeo con tutta la gente in festa è stato bello, mi ha fatto capire quanto era mancato all'Inter questo momento".
Quest'anno le piace la squadra?
"Tantissimo, quest'anno l'Inter è forte forte. Ha grandissimi giocatori che possono farla vincere ancora e gioca bene con Inzaghi. Penso per esempio ad uno come Dzeko, con il quale ho giocato prima al Manchester City e poi alla Roma, una figura importante. Calhanoglu è un campione, mi piace molto anche lui. Ce n'è uno su tutti però, sul quale c'è poco da discutere...".
Di chi parla?
"Brozovic, mi fa paura. Terrificante il modo in cui si "sente" in campo, il modo con il quale fa la differenza ogni partita. L'Inter deve solo ringraziarlo per i successi che sta raccogliendo, perché il suo peso è enorme. E te lo dice uno che ha giocato con Vieira, Stankovic e Cambiasso, per dirne alcuni. Brozovic ha quel peso lì".
Domani l'Inter ritrova Mourinho, che effetto le fa vederlo sulla panchina della Roma?
"Parliamo di uno che per me è un secondo padre. Sapete bene che rapporto ci lega e cosa ha rappresentato per la mia Inter Josè. E' tosta affrontarlo da avversario, così come è tosta per lui la sfida in giallorosso".
Sta incontrando qualche difficoltà, anche se la Roma è al quinto posto.
"La Roma ha una qualità impressionante, l'unica cosa è che ha diversi giocatori giovani fra i titolari. Tutti forti, ma con i quali ovviamente serve del lavoro. Come Zaniolo, Abraham. Poi c'è Pellegrini, che è fortissimo. Mi ha stupito vederlo rifiutare offerte importanti, avevo sentito parlare del Chelsea su di lui. Mourinho da questo punto di vista, sul gestire una rosa così, sta sicuramente crescendo ed imparando".
Tiferà per l'Inter domani?
"Me la cavo così: tiferò per una bella partita, per il bel calcio (ride, n.d.r.). Un bel pareggio e tutti contenti!".
Arrivando all'Inter, dal Monaco, non aveva molti riflettori puntati. Si aspettava di diventare così forte?
"La vita è così: non tutto si può programmare. Mi sono ritrovato in mezzo ad una rosa di grandissimi campioni e sapevo di poter credere nelle mie qualità, dando il massimo e cercando di seguire loro. Se qualcosa di buono all'Inter l'ho fatto, lo devo a loro. Da solo non fai nulla ed io non ho fatto nulla, ho solo fatto parte di una grandissima squadra".
"Quanto è forte Maicon": cosa provava a sentire questo coro dalla Curva Nord?
"Che grande emozione, mi manca! Sentire quel coro mi piaceva tanto, perché significava che ero sulla strada giusta, che stavo facendo qualcosa di buono per l'Inter. Ma non ho mai fatto la differenza, mi ripeto: è stata la squadra ad arrivare a grandi risultati ed ognuno di noi ha dato il proprio contributo".
Le piaceva il soprannome "Colosso"?
"Sì l'ho letto questo soprannome, dopo un po' che giocavo in Italia ho scoperto che mi chiamavano così e sono andato a vedere cosa significasse. E mi è piaciuto molto, perché vuol dire che sono come una roccia, mi si addiceva molto".
Madrid su tutti, ma ha tanti ricordi esaltanti a Milano...
"Tantissimi, è vero, ma la serata di Madrid... Mamma mia! Ripensarci ora che ne parlo con te mi fa venire i brividi. Il fatto è che non c'era solo la finale di Champions, quella sera per noi aveva moltissimi significati".
Per esempio?
"Eravamo arrivati fino a lì e sugli spalti c'erano tutte le nostre famiglie, tutte le persone a cui volevamo più bene, capisci? Non sai mai nella vita se ti possa capitare un momento del genere ed in quel momento era una cosa enorme per me".
Non è sembrato troppo emozionato...
"Per fortuna in campo avevamo alcuni signori che, diciamo così, erano un punto di riferimento. Mourinho ovviamente, che grande persona. Ma c'era anche Eto'o, che ha vinto proprio poco in carriera...".
Infatti poi è andato tutto liscio.
"Una serata magica che non potevo neanche sognare. I due gol di Milito l'apoteosi. E' andato tutto perfettamente, come doveva andare".
Per arrivare fino a lì siete passati dalla "guerra" al Camp Nou. Che vi siete detti per resistere dopo l'espulsione di Thiago Motta?
"Guarda, non sono serviti grandi discorsi, o parole. Sappiamo quanta attenzione per la difesa c'è sempre stata in Italia. Bene, in quel momento Mourinho capì subito cosa doveva fare. E noi, per fortuna, sapevamo tutti esattamente cosa dovevamo fare in campo. Così siamo riusciti a resistere quella sera".
Dopo il gol alla Juventus invece, come si è sentito?
"Lì è finito tutto, quello è stato il gol scudetto, anche se poi abbiamo dovuto aspettare. E' capitato a me di farlo, è stato davvero molto bello, ma non per questo mi sono sentito un fenomeno. Poteva capitare anche ad altri, perché eravamo un grande gruppo".
Manderà un messaggio a Mourinho sulla chat del Triplete prima di Roma-Inter?
"Ci sentiamo ancora molto in quella chat, sempre con grande affetto. Non credo lo disturberò, ma gli voglio molto bene. Gli auguro il meglio, ma per domani sera, come dicevo, gli auguro al massimo un pareggio".
Ai tifosi dell'Inter vuole dire qualcosa?
"Che li porterò sempre nel mio cuore, assieme a tutto quello che ho vissuto all'Inter, che è casa mia. Ma saluto anche quelli della Roma, che per me è stata ugualmente un'esperienza importante. Due esperienze fantastiche in Italia. A Roma ho condiviso lo spogliatoio con leggende del calcio e grandi calciatori come Totti, De Rossi, Nainggolan, Strootman. Che forza Totti...".
Oggi fa il procuratore.
"Davvero? Non lo sapevo, fenomenale anche dopo il ritiro. Francesco è eterno".
Magari rivedremo anche lei in una veste simile?
"No, no: al momento mi godo la famiglia... e la piscina!".
Nota di redazione: nella realizzazione dell'intervista, il club SP Tre Penne ha confermato che Maicon è stato tesserato per loro da giugno 2021 a fine luglio 2021, disputando i due match di preliminari di Conference League contro la Dinamo Batumi, per poi svincolarsi.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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