L'Inter non cederà a prezzi di saldo. Inzaghi può essere la sorpresa della prossima stagione
Settimana leggera in casa Inter. Saluta l’ex allenatore - mi vien da dire peccato ma, mio personalissimo punto di vista, la decisione era stata presa tempo fa e non l’altra sera - al quale dovremo comunque erigere una piccola statua oltre a ringraziarlo sentitamente per il lavoro svolto, qualcuno si è già dimenticato, i campioni d’Italia siamo noi e gli altri parlano, parlano, parlano, intanto lo scudetto sulle maglie se lo cuce l’Inter e la sua gente.
Ecco, questo è un argomento che mi piace toccare: capisco le preoccupazioni, alcuni addirittura prevedono la resa dei conti finale, il giudizio universale pallonaro, io mi limito a constatare una situazione pessima ma non ingestibile, fatta di qualche rinuncia e qualche sacrificio. Cederemo? Sissignori, cederemo. Uno, forse due. Ma non a prezzi di saldo, questo è certo. L’Inter ha grandi giocatori, non buoni o discreti, grandi: e i grandi giocatori, se li vuoi, li paghi. L’esempio Hakimi è fresco: il ragazzo va al PSG per 60 milioni. Sessanta milioni? E che se ne fa l’Inter di sessanta milioni? Che sarebbero tanta roba, se il giovanotto non fosse stato pagato 43 la passata stagione. Con tutta probabilità ma senza alcuna certezza Achraf prenderà la via per Parigi, in macchina otto ore poi c’è il casino del traffico quando arrivi, ma alle condizioni della dirigenza nerazzurra. Questo è il mio pensiero, sia chiaro, non il pensiero dell’Inter né, tantomeno, la verità assoluta e sovrana. Così come il mio pensiero è che l’Effecì Internazionale Milano ha stravinto un campionato con dodici punti di vantaggio sulla seconda: solo dodici mi vien da aggiungere, perché se Antonio non si fosse intestardito con il nuovo modulo, il famoso titicetitoc propinato nel trimestre ottobre/novembre/dicembre costato, aperta parentesi, l’eliminazione dalla Champions, chiusa parentesi, e avesse cominciato come poi ha scelto di fare da gennaio beh, a fine marzo i giochi sarebbero stati chiusi. Facciamo metà aprile? E facciamo metà aprile, così tutti si sentono felici e contenti come nelle fiabe. Ora, provate a seguire il mio ragionamento: se una squadra (noi) vince con dodici punti sulla seconda ed è costretta da esigenze di bilancio a vendere un paio di top di gamma le altre, a loro volta senza (forse) il Cristiano di turno e, sicuramente, uno dei migliori portieri europei, avranno colmato il gap? Per me no. Ma proprio no. Quindi, semplificando, l’Inter sarà una delle favorite per il successo anche nella prossima stagione? Assolutamente sì. Poi, chiaro, se cedono mezza squadra tutti i discorsi vanno mi vien da dire affanculo ma dico a carte quarantotto che è più signorile.
Ultimo pensiero per Simone Inzaghi, l’uomo chiamato a sostituire l’ex allenatore nerazzurro. Ho letto del dilanio in giro, sui social poi sembra che abbiamo preso il panettiere dove vado quotidianamente, oltretutto focaccia stile Genova di prima, lingua clamorosa e pane eccezionale, giusto per la cronaca. Simone Inzaghi è un signore che negli ultimi anni ha vinto due supercoppe italiane e una coppa Italia: che uno pensa beh, avessi detto cosa avessi detto. Io, nel palmarès, le avrei messe volentieri, poi vedete voi. E le ha vinte con una squadra non fortissima, ma organizzata e in possesso di un gran giro palla. Del resto possiamo e dobbiamo sicuramente parlarne: non ha mai allenato una big, che rapporto avrà con lo spogliatoio, come gestirà le difficoltà. Domande lecite, anzi, corrette assai. La garanzia, come sempre, è Beppe Marotta. Inzaghi è una sua scelta, una volta svanito il treno Allegri che era passato la scorsa estate, è rimasto in deposito fino a fine autunno, poi ha preso altre strade. La presenza di Tullio Tinti in sede, al netto del rinnovo di Alessandro Bastoni, interista dentro lui, aveva un significato, un senso. E gli altri nomi, Sarri a parte che però significava un cambio di rotta troppo pericoloso in questo momento storico della Società, erano solo buttati nel mare magnum della corsa alla panchina nerazzurra. Marotta dovrà appoggiare la sua scelta con tutto il peso possibile. E Inzaghi, se non entrerà stile Benitez nello spogliatoio nerazzurro, non facciamo l’errore di dire ai giocatori io sono io e chi c’era prima eccetera eccetera, potrà essere la sorpresa della prossima stagione. Ci danno per morti e sepolti? Io continuo a festeggiare, male che vada il 22 agosto mi martellerò gli zebedei. Alla prossima.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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