Inzaghi e il rumore dei nemici: come fare il Mourinho, giocando meglio. Tutto o niente. Barella show a Monaco, è nella top 3 d’Europa

Il rumore dei nemici è quello che compatta lo spogliatoio, l’ambiente. Lo insegue, da qualche settimana, Simone Inzaghi. Spesso criticato oltre misura, ma alle volte è lo stesso allenatore dell’Inter a soffermarsi più del dovuto sulle invettive che gli arrivano costantemente dopo ogni passo falso. Dopo anni di comunicazione preconfenzionata, da zero a zero, da qualche mese a questa parte ha trasformato il proprio stile con una maggiore aggressività e incisività. Forse ha capito che era uno step da fare, forse semplicemente alcune cose non gli stanno più bene, forse vede un futuro in cui i piani dell’Inter cambieranno. Sta di fatto che ha scelto la strada da sempre seguita da chi sa come si vince.
Inzaghi fa un po’ il Mourinho, nell’anno in cui insegue il triplete che José vinse. Con una, enorme, differenza: l’Inter di Mourinho è stata una squadra eroica, epica, da elettrocardiogramma accelerato, piena anche di tecnica. Quella di Inzaghi gioca come forse l’Inter - ma anche diverse altre squadre italiane - non ha mai giocato, almeno nell’era moderna. Risultati a parte, e i risultati ci sono, è un piacere vedere come la sua squadra riesce a esprimersi. Del rumore dei nemici si ciba per mettere in campo cattiveria, il resto è farina del sacco di un gruppo - il mister, lo staff, i giocatori - che da qualche anno sta costruendo una piccola grande impresa. E poi chissà, del domani non v’è certezza.
Tutto o niente, è un attimo andare da una parte o dall’altra. È come l’Inter, che sabato pareggia - ma oggettivamente sembrava una sconfitta - a Parma e martedì espugna Monaco, dove in Champions non vince praticamente mai nessuno. Guai a considerare qualcosa per scontato: il pareggio del Napoli al Bologna non è un gran risultato, lo sarebbe stato vincendo al Tardini. Il 2-1 di Monaco non dà garanzie. Ma, si sa, chi non risica non rosica.
Postilla finale, su un certo Barella. Perché a Monaco ha segnato Lautaro, e la UEFA ha premiato incomprensibilmente Bastoni - gran partita, viziata da un grande errore - ma il migliore in campo è stato Nicolò. Il miglior giocatore italiano (se la gioca con Donnarumma, ok), uno di quelli che giocherebbe ovunque, anche al Bayern. Nella top 3 d’Europa, da anni, cresciuto in maniera esponenziale anche a livello caratteriale: era diffidato e il giallo non l’ha preso, è maturato definitivamente e non da oggi.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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