Il “non premio” a Lautaro, la minaccia Fiorentina e noialtri soldatini
Buongiorno e buonasera a lor signori. Prima, una perdibile faccenda personale che, però, mi va di trattare.
Il gentile direttore della prestigiosa testata l’altro giorno mi ha citato nel suo intrigante editoriale.
O meglio, ha citato una mia frase. Si parlava del fatto che domenica scorsa in trasmissione avessi fatto presente che, oibò, mi pareva strano che Conte nel post Napoli-Roma non avesse detto nulla a proposito di var e affini. Lui, così attento a certe questioni. Ecco, in relazione a questa cosa il gentile direttore mi ha definito “soldatino”. Ovviamente senza mai fare il mio nome. Giammai.
E allora gli rispondo per punti:
1) Ho sempre detto e fatto tutto per i fatti miei, nel bene e nel male. Può crederci oppure no e gli può piacere oppure no, ma è un suo problema, non certo mio.
2) Sottoscrivo ogni singola parola: credo che Conte abbia detto quello che ha detto non “per il bene del calcio”, ma per il suo.
3) Peggio di un soldatino, o presunto tale, c’è il direttore di un quotidiano costretto a parlare di tutto tranne che di calcio per grattare la panza al suo pubblico di riferimento.
4) …E che tra l’altro non ha nemmeno il coraggio di fare nomi e cognomi (dove siamo, all’asilo diretto’?).
Morale: “Ivan Zazzaroni, quattrooooo!”.
Con la paletta.
Fine della questione personale.
Bene. Ora tutti noi bei soldatini trattiamo invece un’altra faccenda francamente ridicola, quella dei premi internazionali che umiliano il nostro campionato.
Che Lautaro Martinez non sia stato inserito nell’elencone dei pretendenti al premio “Miglior giocatore dell’anno” è una sconfitta più per la Fifa che per il Toro.
‘Sto ragazzo la stagione passata ha vinto lo scudetto, la Supercoppa, la Copa America, è stato capocannoniere della Serie A, della stessa Copa America, è stato eletto miglior giocatore del campionato e ha messo insieme qualcosa come 43 tra gol e assist in 54 presenze stagionali. Questa cosa non si deve tradurre per forza in “dategli il premio!”, ma neppure in “ignoratelo serenamente”, soprattutto visti alcuni tra gli inclusi nell’elenco dei papabili.
Siffatta mancanza di empatia non è un problema di rapporti tra il Palazzo e l’Inter o addirittura con lo stesso Lautaro, ma di “peso” che ha il nostro movimento rispetto ad altri, assai più patinati del nostro. Contiamo come lo shampoo in casa mia e questo nonostante i risultati di campo – anche quelli europei - siano parecchio promettenti.
Il dato di fatto è che le nostre società sono molto brave a ottimizzare le loro poche risorse, ma pochissimo in grado di “fare sistema”, la qual cosa si traduce in un generale maltrattamento da parte di coloro che comandano il carrozzone internazionale.
Questo discorso meriterebbe maggiore approfondimento ma ci siamo già rotti le balle.
La verità è che non riusciamo a non pensare al match di domani contro la Fiorentina. Signori, sarà durissima, un po’ perché la Viola di Palladino è una signora squadra allenata da un signor tecnico, un po’ perché mancheranno Pavard, Acerbi e Carlos, ovvero mezza difesa. Questo significa che possiamo metterci a frignare e “poveri noi come siamo iellati”? Giammai, questa squadra ha già dimostrato di saper affrontare ogni genere di rottura di maroni, soprattutto è già stata capace di mettere un po’ di nastro isolante sulle labbra di quelli che, alla vittoria, preferiscono la sconfitta per potersi lagnare in libertà. Ebbene sì, esistono davvero.
Purtroppo per loro l’Effecì ha intenzioni diverse e dopo 10 vittorie e 2 pareggi nelle ultime dodici partite, non intende certo fermarsi. Forza e coraggio soldatini.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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