Marotta, Oaktree e le proprietà straniere: "Il tempo del mecenatismo è finito"

Marotta, Oaktree e le proprietà straniere: "Il tempo del mecenatismo è finito"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di www.imagephotoagency.it
domenica 21 luglio 2024, 17:05News
di Daniele Najjar

Il Presidente dell'Inter, Giuseppe Marotta, era presente ieri a Messina, come relatore di spicco all'evento "Sport e sostenibilità: gli impianti futuribili per la didattica sportiva" all’Hellenia Yacthing Hotel di Giardini Naxos. Non solo i temi nerazzurri e legati all'attualità del club milanese dunque: Marotta ha spaziato dicendo la sua in merito a diverse tematiche legate in particolare anche alla Sicilia. Ecco le sue parole riportate da SportWebSicilia.

La Provincia di Messina riporta Marotta all'infanzia, come racconta lui stesso: "Sono nato nel profondo Nord, a Varese, al confine con la Svizzera, ma da genitori nati a Messina. Mio padre ha fatto carriera nella Marina, poi attraverso una legge dello stato è passato al Ministero delle finanze, destinazione Varese, dove sono nato io. Qui ho tanti parenti, sono legato alle nostre radici, conservo i contatti e le frequentazioni. Parlo però il dialetto lombardo e invece non conosco bene il siciliano".

Alcune battute sul Messina: "Conosco molto bene la storia del Messina, specie degli anni ’60/’70 quando ero giovane e aveva in squadra giocatori come Ciccolo e Fascetti. Ho assistito a qualche partita al Celeste. Con il San Filippo c’è stata un po’ di sfortuna, perché quando è stato inaugurato uno stadio moderno da lì in poi non sono stati ottenuti risultati eccellenti. Messina adesso è in categorie non consone al prestigio della città e della Sicilia, l’auspicio è che riceva un supporto. Invito l’assessore Amata e la Regione affinché si dia un contributo, non economico, ma coinvolgendo una delegazione di imprenditori perché si possa riportare la squadra sui palcoscenici che merita".

Marotta conosce bene i problemi del calcio italiano e quelli legati al calcio siciliano in particolare: "Non voglio fare denunce né identificare colpevoli, ma la Sicilia è oggi fuori dal mondo calcistico e sportivo che conta. In Serie A vi sono attualmente solo due calciatori siciliani. Se parliamo di strutture, facendo un confronto tra Brescia e Palermo, vicine come numero di abitanti, a Brescia ci sono 5 volte le scuole calcio di Palermo, che sono poche. Non vi sono soltanto problemi strutturali, ma anche una carenza delle competenze, non tanto della passione, per far sì che si possa essere autorevoli punti di riferimento per i ragazzi. La Sicilia ha un patrimonio turistico, ambientale e culturale, sicuramente è tra le Regioni più belle d’Italia e vorrei tanto che nello sport riuscisse a risalire la china".

Come l'Inter ha ora Oaktree, le proprietà straniere sono sempre più diffuse in Italia: "Il modello di riferimento delle società calcistiche è cambiato. Prima c’era un certo mecenatismo nel calcio, anche al Sud, mentre oggi di mecenati non ce ne sono più. Al Nord le squadre erano tutte rette da imprenditori locali che, per un debito di riconoscenza, prendevano a cuore le sorti delle squadre di calcio, vedi la Ignis a Varese, attiva anche in altri sport come il basket, il ciclismo o il pugilato. Oggi quel modello non esiste più, né in Sicilia né in Lombardia, né altrove. In Lombardia, su cinque club in A, uno solo ha proprietà italiana, il Monza, mentre quattro sono straniere, Inter, Milan, Atalanta e Como. In Sicilia, il Catania, seppur parzialmente con un italo-australiano al comando e il Palermo, invece totalmente, appartengono pure a proprietà straniere".


Chiusura sulla mancanza di talenti emergenti: "La mancanza di disponibilità economica e della competenza nel ricercare i formatori, ovvero gli allenatori, ha portato al fatto che non ci sono più i campioni di una volta. Parlo di Antognoni, Rivera, Baggio, Del Piero o Totti. Il livello qualitativo si è abbassato. Il nostro made in Italy sarebbe veramente ricco di talenti, ma questi nascono prevalentemente dai ceti meno abbienti, cresciuti giocando per strada, non certo dalle scuole calcio. Oggi, invece, giocare a calcio lo puoi fare solo ed esclusivamente se paghi le rette delle scuole calcio. Nel segno dell’inclusione bisognerebbe però che i ragazzini giocassero gratuitamente, senza far pagare le rette ai genitori".