Il gioco di Inzaghi e l’esclusione di Palacios

Il gioco di Inzaghi e l’esclusione di PalaciosTUTTOmercatoWEB.com
giovedì 5 settembre 2024, 22:55Editoriale
di Lapo De Carlo


Anche quest’anno la costruzione del gioco dell’Inter sta riscontrando un certo successo. E’ opinione comune che il gioco sia, in alcuni tratti, spettacolare e sinfonico. L’inizio di Inter-Atalanta ha confermato quanto Gasperini soffra l’organizzazione di Simone Inzaghi, a prescindere dalle assenze e le troppe turbolenze avute dai bergamaschi in questo inizio di stagione.

A guardare bene la manovra nerazzurra è intuibile quanto la formulazione del gioco, nasca da dinamiche particolarmente complesse su cui i giocatori lavorano.
La pazienza è una caratteristica di base, tanto che spesso, se ci si distrae un paio di secondi, finisce che quella interminabile costruzione fondata su un palleggio (a cui partecipa anche Sommer), si trasformi in un’improvvisa verticalizzazione e un movimento subitaneo di almeno tre giocatori che aggrediscono lo spazio e non danno punti di riferimento alle difese.
Nel tempo abbiamo imparato a familiarizzare con quel tipo di movimento, tanto da chiederci perché nessun allenatore avesse mai provato a farlo prima, quando era all’Inter.
Insomma, è tanto evidente che si invitano gli avversari a fare pressione sui portatori di palla nerazzurri e quando questi si fanno avanti Bastoni e Pavard  si allargano, dando la possibilità a Dimarco e Darmian ( o Dumfries) di salire, così da lasciare libera la parte centrale del campo, consentendo a Calhanoglu o Barella di abbassarsi.

E’ rassicurante vedere il miglioramento ulteriore di molti meccanismi, come quelli che portano automaticamente tre giocatori dell’Inter dedicati a turno al recupero del pallone. Una strategia che funziona molto bene e che ha permesso spesso di ribaltare l’azione e trovare sguarnite le difese.
Un'altra delle tante cose che si riesce a vedere, se si guardano con attenzione le partite, è quell’armonico movimento senza palla che porta i giocatori nerazzurri a fare passaggi apparentemente spregiudicati, sapendo che in realtà dovrebbero trovare un compagno partito in automatico.
Si nota che Inzaghi toglie malvolentieri Mkhitaryan, ma il motivo è che con Barella compie una danza svuotando e riempiendo la metacampo, grazie ad un’intesa formidabile.
Questo consente all’Inter di essere sempre imprevedibile, perché se un tecnico che la affronta crede di aver compreso il meccanismo di base dei movimenti nerazzurri, in partita si accorge che questi variano sempre.



Il lavoro di Lautaro, che spesso viene a dare una mano alla difesa, è conosciuto ma la variante del momento è l’avvicinamento di Thuram alla porta. Deschamps lo aveva sferzato dopo un Europeo poco brillante, ma in realtà il tecnico francese sperava in un maggiore coraggio dell’attaccante. Quel giudizio lo ha probabilmente motivato e Inzaghi ha compreso che Thuram poteva dare ancora di più in fase realizzativa, con una collocazione ancora più avanzata. Il francese è oggi il giocatore più in forma e in fiducia ma il rendimento va gestito anche in funzione degli infortuni nel reparto.
Negli ultimi anni Lautaro e Dzeko e poi Thuram hanno vissuto un paio di mesi difficili, per lo più in contemporanea. Una delle ragioni era quella di non avere un’alternativa in panchina alla loro altezza e così venivano spremuti, fino a non riuscire a trovare la brillantezza necessaria sotto porta in un determinato periodo della stagione (febbraio e marzo). Quest’anno la presenza di Taremi sembra più confortante ma non è ancora abbastanza. Oggi non si vede ma, sulla lunga distanza, l’assenza di una vera quarta punta emergerà, con tutto il carico di rimpianti per non aver potuto prendere un giocatore con caratteristiche offensive. Lo scrivo con la speranza di essere smentito da Arnautovic naturalmente.

Infine l’assenza di Palacios dalla lista Champions lascia spazio a interpretazioni, come quella maliziosa che vuole il tecnico insoddisfatto dal suo arrivo perché non lo conosce bene. Probabilmente la verità è diversa, anche se non di molto, ma resta il fatto che Inzaghi sembra tanto plastico e capace di adattarsi ad alcune situazioni, quanto rigido nella scelta di taluni giocatori. Se Palacios gli è stato imposto non è una bella notizia, se invece è una questione legata al principio che per lui il giocatore ha bisogno di tempo è diverso, ma conferma una mancanza di spregiudicatezza del tecnico.  
E’ una spigolatura, considerando i problemi attuali di altre squadre, ma è bene ricordarcelo.
Amala