Inter, Sommer confessa: "Paura e stress sempre presenti, ma tre cose semplici mi hanno aiutato"
Nell'intervista a fiume concessa a Sky Sport Schweiz, in occasione del programma ‘Sideline Stories’, Yann Sommer si è preso il suo tempo per ripercorrere alcuni momenti della sua carriera, specialmente in Nazionale, raccontando anche di alcune situazioni vissute all'Inter. E parlando anche un po' di sé come persona, prima ancora che come calciatore.
Quale consiglio daresti ai genitori che si ritrovano un figlio talentuoso?
“Penso che la cosa più importante per me sia il fatto di non essere mai stato pressato dai miei genitori. Mi hanno sempre sostenuto, guardavano le mie partite e mi davano consigli ma senza forzarmi. I genitori devono spendere molto tempo, ma la cosa importante è che lascino che i loro figli si divertano a giocare, poi se un giorno non avranno più voglia allora è giusto lasciarli stare”.
Come gestisci lo stress?
“Il tema è importante, lo stress e la pressione sono sempre presenti così come la paura. Sono cose che ritrovi più volte durante la tua carriera, e non è raro che a volte ti vengano anche dei dubbi, ad esempio sulla possibilità di poter raggiungere un obiettivo o no. È umano. Penso che personalmente la cosa che mi ha aiutato è avere comunque molte altre attività extra-calcistiche, come la musica, la meditazione, il tempo con la famiglia. Cose semplici, che ti permettono di allontanarti dal calcio, dalla pressione e dallo stress, dove puoi essere te stesso senza essere giudicato come avviene nel calcio. A volte i miei figli mi dicono quello che ho fatto bene e quello che viceversa non ho fatto bene, ma è lì che posso ricaricarmi”.
Analizzando la tua carriera, che percentuali daresti alla fortuna e al lavoro duro?
“Quella della fortuna è sempre una questione delicata. Certo, serve in alcuni momenti come ad esempio quando lavori con brave persone o con un allenatore che viene a prenderti da un altro club e questo ti permette di migliorare. Col Vaduz ero arrivato in Super League, in una squadra che funzionava bene. Poi, serve allenarsi molto, cogliere le opportunità, divertirsi a giocare, essere sempre motivato e concentrato. Quando combini queste cose, sei circondato da brave persone, migliori sempre”.
Il consiglio più importante mai ricevuto?
“Mi arrivò da Christian Gross, quando ero al Basilea come terzo portiere ed avevo già giocato con l’Under 21. Mi faceva allenare da giocatore di movimento come difensore centrale, questo mi ha permesso di migliorare. È stato lì che ho appreso tante cose. Poi in tanti mi hanno dato buoni consigli, penso sia stato importante”.
Se davanti ad un album di fotografie che ritraggono tutti i tuoi successi tua figlia ti chiedesse quale è stato il tuo momento più bello come portiere, quale menzioneresti?
“Domanda difficile… Ho vissuto tanti bei momenti sin qui, sicuramente un titolo è qualcosa di eccezionale perché dopo aver lavorato bene per un’intera stagione puoi finalmente alzare una coppa e festeggiare. Il campionato vinto col Basilea è stato molto importante per me, penso poi che uno dei momenti più importanti per me sia stata la promozione col Vaduz. Perché così ho potuto giocare sei mesi nella Super League svizzera, prima che Gross mi portasse a Basilea dopo l’infortunio di Franco Costanzo. Poi, tutto è arrivato a catena. Poi è chiaro che ogni titolo è particolare, ogni torneo giocato con la Nazionale è particolare, quindi è difficile scegliere. Sfoglierei l’album con tutta la mia famiglia”.
Hai giocato sei grandi competizioni, cinque da titolare. Ce n’è stata una che per te ha avuto un sapore particolare? E quali momenti ricordi maggiormente?
“Tutti i tornei sono speciali. Si sta insieme per tanto tempo in un ritiro, si passa molto tempo insieme. E quando fai parte di una grande famiglia, è decisamente bello. Le partite, gli stadi diversi, i tifosi: è qualcosa di unico che ho sempre apprezzato. Quando andavamo da qualche parte per un torneo, ad esempio in Germania, e vedere come l’euforia in Svizzera diventava enorme e i tifosi cominciavano a vibrare, quello era il momento più bello”.
Quale torneo ricordi con più piacere?
“L’Europeo di Germania è stato molto speciale per me, perché ho giocato tanti anni in quel Paese e l’euforia era enorme. Si giocava in stadi bellissimi. Però anche Euro 2021, quello dove abbiamo raggiunto i quarti di finale, ha sempre un posto speciale nel mio cuore”.
Cosa hai provato quando hai parato il rigore a Kylian Mbappé? Sapevi dove tuffarti o ti sei affidato all’istinto?
“Non saprei dirtelo… Lo abbiamo preparato come sempre, però non ricordo più cosa ci eravamo detti prima del rigore. Sicuramente ero contento, è stato bellissimo che sia finita così. Anche lo scenario di quella partita è stato incredibile, perché eravamo quasi eliminati. Nessuno si aspettava la nostra rimonta, poi abbiamo segnato due reti e la fiducia in quel momento era grande. Poi è arrivata la sequenza dei rigori e ci siamo qualificati al turno successivo, pazzesco. I tifosi erano impazziti”.
Testata giornalistica Aut.Trib.di Milano n.160 del 27/07/2021
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